Maladepurazione / 4
Il “gioiello” ha problemi:
liquami, puzza, proteste
Altri soldi per rimediare

Quarta e ultima puntata sulla ricostruzione della travagliata storia del depuratore consortile di Levanto e Bonassola. Dopo aver parlato di finanziamenti, di valzer di incarichi e di curiose compravendite (prima puntata), di avvio della progettazione e costi dell’opera (seconda puntata) e di permessi di costruire, trasparenza amministrativa, documenti mancanti o negati e di un intervento politico “dall’alto” (terza puntata), ora arriviamo alla costruzione dell’impianto e ai dubbi sul suo corretto funzionamento. Ricordando sempre che tutto quello che viene scritto è basato su documenti: o pubblici, ricavati dai vari siti internet istituzionali, o in possesso di consiglieri comunali e/o di ex consiglieri, o da articoli di giornale.

ANZIANI

Nel 2016 si arriva a fine lavori. Dal progetto iniziale sono però scomparsi i circa 800 metri quadrati di edifici residenziali e i 16 box auto che, posti sul mercato, avrebbero dovuto coprire parte dei costi del depuratore con il ricavato dalle vendite. Il motivo non è mai stato reso pubblico. Inoltre il previsto e auspicato collegamento alla rete fognaria di Bonassola (clicca qui) non è stato effettuato: verrebbe da pensare per la fretta di inaugurare la pista ciclabile nella primavera 2010, in concomitanza con le elezioni regionali e con relativa passerella a pedali delle varie autorità. E’ noto, infine, che la rete fognaria di Levanto è un colabrodo, in grado di far confluire solo parte dei liquami della città. Comunque, alla presenza delle massime autorità, il 27 giugno 2016 si inaugura in pompa magna l’opera di “ultima generazione”, con l’allora ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti che si spertica in complimenti e congratulazioni (clicca qui e qui), e con un comunicato stampa auto-elogiativo da parte di una delle società costruttrici, che “ha fornito e installato il cuore dell’impianto e cioè la sezione di trattamento biologico e ultrafiltrazione, una delle tecnologie più innovative per il raggiungimento di una depurazione efficace e a basso impianto ambientale” (clicca qui).

Si diceva che rispetto all’iniziale progettazione l’edificio si presenta notevolmente ridotto: dispone infatti solo di una piccola autorimessa e di due locali (anche questi molto ridimensionati rispetto al progetto iniziale) in cui si pensava di trasferire la sezione levantese della Croce Rossa, liberando così i locali che occupava nella vecchia stazione Fs per porli in vendita sul mercato immobiliare e coprire così gli annosi debiti di Levante Sviluppo, con tanto denaro pubblico buttato in discutibili progetti come il porto e la fallimentare gestione del fronte a mare su cui ancora oggi pende un pesante verbale di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per oltre 1,5 milioni di euro (clicca qui). Come sempre si fanno reboanti proclami sulla grande idea di compravendita immobiliare, ma il risultato è stato quello di due aste andate deserte e vendita a trattativa privata (cioè, come sempre si svende con l’acqua alla gola).

Si parte da subito con un primo problema:  da un sopralluogo dell’ASL per verificare l’agibilità dei locali assegnati alla Croce Rossa, risulta che l’autorimessa non ha un’altezza che permetta l’ingresso delle autoambulanze (!), oltre a essere soggetta a frequenti allagamenti. Ma, soprattutto, i locali che avrebbero dovuto essere dedicati a infermeria e sede dei volontari non soddisfano le condizioni igienico sanitarie… (clicca qui e qui)

Si opta per una soluzione alternativa: si sposta la Croce Rossa nella Casa delle associazioni, in via Canzio, che a loro volta si spostano nei locali del depuratore. Si dice che le associazioni abbiano accolto la proposta con molte perplessità e che molte abbiano rinunciato.

Il depuratore viene messo in funzione e collaudato alcune settimane prima dell’inaugurazione, ma qualcuno nota che i fanghi di risulta della depurazione non verrebbero estratti con regolarità (da progetto dovevano essere prelevati con frequenza settimanale nella stagione  invernale e giornaliera in estate). Pochi giorni prima dell’inaugurazione nasce il secondo problema: il depuratore puzza, il mare è sporco e non depura tutto. Qualcuno dice che l’impianto deve ancora essere messo a punto e che l’inquinamento è stato provocato dallo scarico abusivo di liquami da parte di una grande barca cabinata (!) così, nel mese di luglio, viene giustificato ed emanato un divieto di balneazione   (clicca  qui).

Gli odori non calano e in mare si continuano a riscontrare anomale chiazze spumose: si presume che l’impianto non funzioni o, come alcuni sostengono, che sia “in modalità by-pass”. Cioè che scarichi i liquami direttamente in mare. Sembra poi che alcune parti importanti dell’impianto si siano danneggiate e che i ricambi per sostituirle saranno disponibili solo nel luglio del 2017. Cioè un anno dopo l’inaugurazione. E qui, stando sempre alle voci, però mai rese ufficiali, sarebbe sorto un terzo problema: per sostituire quelle parti danneggiate si sarebbe dovuto demolire un solaio in cemento armato (forse un errore di progettazione? O un errore di costruzione? O una svista della direzione lavori?).  Fin troppo ovvio sollevare un quarto problema: chi pagherà per gli eventuali presunti errori e la presunta malagestione del depuratore? Non certo i cittadini, si spera, sotto forma di aumento di imposte o di taglio di servizi.

Per fugare ogni mala interpretazione sarebbe ora che il sindaco di Levanto rendesse edotti tutti i cittadini su che fine abbia fatto il denaro pubblico speso nel “depuratore di ultima generazione”, di cui l’ex sindaco Maurizio Moggia ebbe a dichiarare che “(…) in mare va un prodotto pulito, è così pulito che l’acqua che avanza, quella purificata, viene, anche in questo caso, come a Santa Margherita, riutilizzata per innaffiare, giardini, si potrebbero innaffiare orti e quanto altro, quindi la sostenibilità di alcune tesi del comitato non regge perché il depuratore sarebbe una cosa troppo importante e straordinaria per la nostra qualità del mare (…)”. (clicca qui)

L’insistenza del Comitato Vallesanta nel richiedere conto e rendiconto al sindaco di Levanto Ilario Agata è dovuta al fatto che lui è l’unico superstite (in carica) dello svolgersi delle molteplici attività legate alle diverse società partecipate: infatti Levante Sviluppo e Levanto Waterfront  sono state poste in liquidazione per chiusura definitiva con atti amministrativi da lui avallati, mentre il direttore dei lavori, poche settimane dopo la consegna del depuratore,  è andato in pensione.

Si arriva così a questa estate 2018. Nel mese di maggio, con tanto di foto a corredo, il Comitato Vallesanta denuncia che la condotta di scarico a mare del depuratore perde liquami e non acqua “pulita” e “purificata” (clicca qui). Il 14 agosto il quotidiano “La Nazione” esce con il titolo “Sversamento in mare di liquami”, parlando di un episodio avvenuto nella giornata del 13 agosto  (clicca qui). L’indomani, giorno di Ferragosto, “Il Secolo XIX” esce con il titolo a tutta pagina “Levanto, guasto al depuratore: bagni vietati in Vallesanta” (clicca qui). Sui “social” si scatenano le proteste – in piena stagione turistica, ricordiamolo – e alcuni giorni dopo dal tombino soprastante la “terza spiaggetta” dove è stata collegata la nuova condotta fognaria proveniente da Bonassola (costo: circa un milione di euro perché nel 2010 c’era troppa fretta di inaugurare la pista ciclabile senza aver prima posato le tubature…) si verifica una perdita di liquami. La causa è subito attribuita a degli “scarichi abusivi” (clicca qui). Come al solito la colpa è sempre di qualcos’altro o di qualcun altro: il sospetto che forse i lavori non siano stati fatti a regola non viene mai preso in considerazione. Comunque sia, dopo le opportune verifiche e i vari scaricabarile si rimedia cementando la copertura e posandovi sopra un vaso di fiori (sì, è proprio così!) per meglio bloccare il tombino (clicca qui). Ma la fognatura esplode e riversa in mare liquami (e non acqua “purificata”…) in gran quantità, come testimonia questo video pubblicato su Facebook che non ha bisogno di commento.

Si susseguono le dichiarazioni a mezzo stampa dei vari responsabili, che parlano di nuovi interventi: prima per 300 mila euro (clicca qui), poi per un milione di euro (clicca qui) per far ritornare “un gioiello” l’impianto modello che era stato inaugurato – ma sì, ricordiamolo! – soltanto ventiquattro mesi prima, infine si ridiscende a 645 mila euro per fogne e depuratore (clicca qui). Un rodeo di cifre che lascia esterrefatti.

Nello stesso periodo si scopre anche che ci sarebbero “problemi” con lo smaltimento dei fanghi (clicca qui). Ma l’ex vicesindaco ed ex assessore (poi dimissionario) Luigi Lapucci interviene su Facebook e nega che ci sia qualcosa di scorretto al riguardo (clicca qui). A settembre il Comitato Vallesanta, attraverso un filmato, rivela che ci sono di nuovo perdite nello scarico a mare (clicca qui).

E siamo a oggi. Con un paio di considerazioni ancora da fare. Le perplessità e le critiche del Comitato Vallesanta non erano dovute al fatto di costruire “il” depuratore (ripetiamolo ancora una volta: era ed è un’opera indispensabile), quanto piuttosto “quel” depuratore e in quella zona franosa. Cifre alla mano, stando al bando di gara pubblicato sull’albo pretorio del Comune di Levanto, mentre per l’impianto di depurazione era previsto un costo di circa 3,2 milioni di euro, per le opere edili e per il consolidamento della zona franosa erano invece preventivati circa 3,4 milioni di euro (clicca qui). Una cifra assurda, che avrebbe potuto ridursi tantissimo costruendo l’impianto in un’altra zona del paese e destinando il denaro risparmiato al rifacimento della rete fognaria di Levanto e delle frazioni. Sono sotto gli occhi di tutti i quotidiani interventi di spurgo da parte dell’ex Acam, con sversamenti di liquami e puzza in tutte le strade di Levanto, specialmente durante la stagione turistica (clicca qui). Non è davvero consolante per cittadini e turisti che il progetto del depuratore abbia vinto il premio “La fabbrica nel paesaggio” indetto dalla “Federazione italiana dei Club Unesco”… (clicca qui)

Per fornire un termine di paragone sui costi, a ottobre 2018 nel Mantovano, in zona Parco del Po, viene dato il via a due nuovi depuratori, uno da 2,2 milioni di euro per il Comune di Monzambano (4.800 abitanti) e un altro da 3,2 milioni di euro per quello di Poggio Rusco (6.600 abitanti) (clicca qui): quest’ultimo servirà anche altri tre paesi, per un totale di quasi 11.500 abitanti.

Domanda: come mai costa “solo” 3,2 milioni di euro, in una zona delicata come quella del fiume Po, contro i 10 milioni (stima con tutti i lavori fatti e da fare) di quello di Levanto? Il Comitato Vallesanta non ha una risposta. Chi avrebbe la risposta, invece sta zitto e non parla: infatti, durante tutta questa difficile estate, dal sindaco Ilario Agata, ex presidente di Levante Sviluppo ed ex consigliere di Levanto Waterfront, non è uscita una sola parola al riguardo. Una scelta di “low profile” oppure un omaggio al principio “meglio non fare l’onda”? E mentre si fanno sempre più insistenti le voci di indagini già in corso sull’intera vicenda, non ci resta che concludere augurando a tutti i nostri lettori un buon 2019. Con la speranza che, come recita un antico adagio dei contadini liguri, non si tratti di un altro anno “di erba”.

(4^ puntata. Fine)

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