E così, anziché indire un’assemblea pubblica per spiegare che cosa sia successo al depuratore consortile di Levanto al fine di rassicurare cittadini e turisti, in questa calda estate 2019 si passa invece alla minaccia di eventuali azioni legali per presunti “danni di immagine di un paese”: nei confronti di chi, però, non è ancora un dato certo. Tutto questo senza che mai il sindaco, un assessore, un consigliere comunale si sia mai degnato di aprire bocca, ricorrendo invece in maniera sistematica a brevi e succinti comunicati stampa, prontamente e passivamente ripresi dalla stampa locale.
Nell’attesa di pubblicazione all’albo pretorio comunale delle delibere e/o determine di incarico dei legali nominati dall’amministrazione comunale (non è infatti pensabile tralasciare questo passaggio istituzionale, a meno che il sindaco non paghi i legali di tasca propria) nonché delle conseguenti citazioni in giudizio, il Comitato Vallesanta, con l’ausilio dei propri legali di riferimento, di associazioni ambientaliste e di associazioni a difesa dei consumatori, attiverà pubbliche manifestazioni per la difesa della libertà di espressione dei cittadini/consumatori. Inoltre è in corso di valutazione la proposta avanzata da diversi cittadini per la promozione di di una “class-action” per verificare l’eventuale liceità di pagamento nella bolletta dell’acqua (e quindi a carico di tutti i cittadini/consumatori) della depurazione delle acque: si prevede la conseguente richiesta di rimborso delle eventuali somme non dovute al gestore e/o al costruttore dell’impianto di depurazione.
Le aule del tribunale appaiono idonee anche per ottenere le risposte alle domande che da anni il Comitato Vallesanta e molti cittadini pongono al sindaco Agata ma a cui lui non ha mai voluto rispondere. Sarà un’imperdibile occasione per presentarsi davanti a un magistrato con la copiosa documentazione conservata presso l’archivio del Comitato Vallesanta e nel tempo consegnataci da consiglieri comunali passati e/o attuali (che, in sede processuale, potranno essere attivi testimoni dell’annosa e “misteriosa” vicenda legata alla costruzione del depuratore) o estratta da siti istituzionali o da organi di stampa o dai social media.
Un dubbio però sorge spontaneo. Visto che il sindaco è a pochi mesi dalla fine del mandato, non sarebbe una bella azione regalare a cittadini e turisti un suo esaustivo intervento pubblico su questo tema di scottante attualità, senza attendere i consueti lunghi tempi della giustizia?
Post scriptum. Cambiano i suonatori, ma la musica non cambia. Dieci anni fa, nel settembre 2009, nel corso di un consiglio comunale, un sindaco azzannò al naso un suo assessore perché dissentiva sulla gestione di un’azienda municipale. Oggi, il successore di quel sindaco minaccia di intentare azioni legali contro tutti i cittadini e tutti i turisti che hanno osato scrivere su un social network che il mare è sporco ed esprimere dubbi sul funzionamento del “depuratore gioiello” di cui non si è mai saputo neppure il costo ma che dovrebbe ormai superare i 10 milioni di euro. La motivazione: un presunto “danno di immagine di un paese”.
Dall’aggressione fisica alla minaccia mediatica: l’evoluzione della specie. Oppure, corsi e ricorsi della storia, per dirla con G.B. Vico.
E in effetti di corsi e ricorsi ce ne sono in questa storia di mezza estate. L’azienda municipale che fece infuriare l’allora sindaco Moggia era la società partecipata “Azienda Speciale Levanto”. Che oggi si chiama “Levante Multiservizi” e di cui lo stesso Moggia ora svolge la funzione di direttore generale per incarico e investitura dell’attuale sindaco Agata. Il quale sindaco Agata oggi si stizzisce e cerca di imbavagliare la pubblica opinione sulla questione dei liquami scaricati in mare dal depuratore, la cui costruzione fu integralmente affidata alla società partecipata “Levante Sviluppo” di cui lo stesso Agata fu presidente per espressa investitura da parte dell’allora sindaco Moggia.
Come sempre, ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni.