Seconda puntata del viaggio verso le Elezioni comunali 2020. Dopo avere dato notizia della denuncia penale e civile per presunta diffamazione promossa dal sindaco di Levanto a carico dei rappresentanti del Comitato Vallesanta, questa volta ci occupiamo ancora di depuratore, di criteri di balneabilità, della normativa Bandiera Blu e di diffide emesse dalla Provincia. Ricordando che tutto quello che viene riportato è basato su documenti ufficiali: o pubblici, ricavati dai siti internet istituzionali, o forniti dai vari Enti, o in possesso di consiglieri comunali e/o di ex consiglieri, o da articoli di giornale
L’azione di salvaguardia dell’ambiente marino coordinata tra Legambiente La Spezia e le associazioni e i comitati ambientalisti della provincia, di cui il Comitato Vallesanta fa parte, dopo l’appello per la difesa dell’isola Palmaria (clicca qui) ora sposta l’attenzione anche sul mare di Levanto e di Bonassola. Da anni il golfo di Levanto è infatti interessato da un progressivo insabbiamento che, nonostante annunciati studi affidati a enti diversi ma di cui sono sconosciuti gli esiti, avanza incontrastato senza nessuna azione concretamente efficace di contenimento del fenomeno. Al quale si aggiunge un continuo ripascimento dell’arenile con accumuli di “sabbia del fiume Po”, trasportata per centinaia di chilometri con autotreni.
Per conoscere il reale stato di salute del golfo di Levanto, vista la ritrosia dell’amministrazione comunale a pubblicare i dati sulla condizione dell’acqua marina, che per legge dovrebbero invece essere resi pubblici – lo prevedono l’articolo 14 e 15 del Decreto legislativo n. 116 del 30 maggio 2008 (clicca qui) e lo stesso disciplinare della Bandiera Blu (clicca qui) – Comitato Vallesanta e Legambiente La Spezia hanno intrapreso un’azione per reperire la documentazione interpellando direttamente Enti diversi. Un primo riscontro c’è stato grazie alla collaborazione dell’amministrazione comunale di Bonassola che, in seguito all’istanza trasmessa in data 19 ottobre e firmata appunto dal Comitato stesso e da Legambiente La Spezia (clicca qui), ha messo a disposizione documenti rilasciati da diversi Enti. E a un primo sommario esame emergono dati interessanti sullo stato dell’impianto di depurazione intercomunale di Levanto e Bonassola.
Nella “Relazione sui processi depurativi” allegata al progetto del depuratore si legge che “un impianto di nuova ed avanzata concezione depurerà le acque fino ad ottenere un refluo di altissima qualità”. E questo fu ripetuto nel comunicato che annunciava l’inaugurazione e l’apertura (il 27 giugno 2016) dell’impianto dopo la fase di collaudo. Nello stesso comunicato si legge che “la priorità è preservare l’ambiente marino anche attraverso l’alta qualità dell’effluente a seguito della depurazione così come la tutela della balneazione e l’utilizzo dell’acqua depurata per uso irriguo”. Cioè un liquido talmente pulito da poter fare con tutta tranquillità il bagno in mare, nonché usarlo per innaffiare i fiori e l’orto.
Al contrario, il 18 luglio 2019 l’ente gestore comunicava però ai sindaci di Levanto e di Bonassola che “(…) è bene considerare che, nel punto di emissione dell’effluente non potrà mai esserci compatibilità con i criteri di balneabilità stabiliti per legge, nonostante che per il potere depurante dell’acqua marina il decadimento batterico avvenga molto rapidamente”. Con buona pace del refluo di altissima qualità.
I citati “criteri di balneabilità” sono stabiliti dalla legge (allegato 1 del già citato Dlgs n. 116/2008: clicca qui) in 250 escherichia coli (coliformi fecali) per 100 ml di acqua perché la classificazione sia “eccellente”, o con il limite di 500 perché la classificazione sia “sufficiente” o “buona”. Il disciplinare della Bandiera Blu stabilisce un valore massimo di 250 escherichia coli per una qualità “ottimale”. A questo proposito va ricordato che le analisi effettuate dall’Arpal il giorno 17 luglio davanti alla cosiddetta “spiaggia dei cani”, in corrispondenza della falla nella tubazione di scarico sottomarina, rilevavano invece la presenza di ben 6.600 escherichia coli (coliformi fecali), cioè oltre 13 volte il limite di legge.
Malfunzionamenti dell’impianto di Vallesanta erano però già stati oggetto nel corso del 2018 di due diffide inoltrate all’ente gestore da parte della Provincia.
La prima diffida è riferita nella determina della Provincia n. 969 dell’8 giugno 2018, dove si legge che, in seguito ad “accertamenti espletati congiuntamente a personale dell’Ufficio Locamare di Levanto della Capitaneria di Porto”, era stata verificata “in più occasioni l’attivazione del dispositivo di emergenza ubicato nell’impianto di Vallesanta a valle della fase di stacciatura, senza che siano stati avvisati gli Enti Preposti”: l’ente gestore veniva così diffidato per futuri casi analoghi “a comunicare immediatamente (entro 24 ore) alla Provincia, all’Arpal e all’Asl l’attivazione dei dispositivi di emergenza”.
La seconda diffida è invece riferita nella determina della Provincia n. 1286 del 27 settembre 2018. E in questa si legge che “Arpal ha informato (gli enti preposti; ndr) che, nell’ambito di accertamenti espletati congiuntamente a personale della Guardia di Finanza-Sez.Op. Navale della Spezia, Asl 5 spezzino S.C.P.S.A.L. e Comando Provinciale Vigili del Fuoco” era stato rilevato che “dal 18.10.2017 la Società Acam, gestore dell’impianto, ha allontanato i fanghi prodotti dal processo depurativo provvedendo a reidratare i fanghi disidratati per allontanarli mediante auto-spurgo/canal jet. Questa modalità oltre a non essere prevista dal titolo autorizzativo, può aver generato le non tollerabili emissioni segnalate da numerosi esposti (…)”. La determina della Provincia concludeva con la diffida “ad Acam Acque spa a ripristinare (…) le modalità di smaltimento come prescritto nell’autorizzazione (…)”.
2^ puntata (continua)