Verso le elezioni / 3
Mare “insoddisfacente”
tra Levanto e Bonassola:
quella “inquietudine”
manifestata dai sindaci

Terza puntata del viaggio verso le Elezioni comunali 2020. Dopo avere dato notizia della denuncia penale e civile per presunta diffamazione promossa dal sindaco di Levanto a carico dei rappresentanti del Comitato Vallesanta; dopo esserci occupati di depuratore, di criteri di balneabilità, della normativa Bandiera Blu e di diffide emesse dalla Provincia; questa volta l’attenzione si sposta sulla “inquietudine” dei sindaci per le condizioni del mare.  Ricordando sempre che tutto quello che viene riportato è basato su documenti ufficiali: o pubblici, ricavati dai siti internet istituzionali, o forniti dai vari Enti, o in possesso di consiglieri comunali e/o di ex consiglieri, o da articoli di giornale

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Duemila euro. A tanto ammonta la “somma presunta” che il Comune di Levanto ha destinato al suo avvocato utilizzando denaro pubblico. Cioè dei cittadini levantesi. Lo si legge nella determina n. 91 (clicca qui) conseguente alla delibera n. 128 della Giunta comunale del 19 luglio 2019 (clicca qui) in cui si dava mandato al sindaco, nella sua veste di legale rappresentante del Comune di Levanto, “ad intraprendere tutte le iniziative utili a tutela della dignità dell’immagine e del decoro dell’Ente”. Cioè contro i soli rappresentanti del Comitato Vallesanta, che così pagheranno due volte: prima per essere denunciati, essendo loro stessi contribuenti del Comune, e poi di tasca loro per difendersi.

Comunque, dopo le già citate analisi effettuate dall’Arpal il 17 luglio (6.600 escherichia coli registrati contro il limite massimo di 500 per la balneabilità fissato dalla legge), il 1° agosto 2019, la stessa Arpal scriveva a Provincia e ai Comuni di Levanto e Bonassola che “in data 18 luglio personale Arpal ha effettuato un campionamento istantaneo allo scarico nel punto definito dal Capo Impianto “telescopica lato Levanto”, a seguito della richiesta di accertamenti da parte del Comune di Levanto, per la rilevata rottura della tubazione dello scarico a mare”.

Il testo dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure aggiungeva però che “(…) si è riscontrata l’impossibilità di effettuare un campionamento pienamente rappresentativo, essendo stata segnalata dal Responsabile Impianti, successivamente al campionamento, l’attuale presenza di un altro punto, eventualmente da campionare, definito “telescopica lato Bonassola”, anch’esso all’interno dell’impianto”.  E così veniva aggiunto: I titoli autorizzativi non menzionano alcunché in merito a quanto sopra riportato”. (…)

Non è ancora tutto. Infatti Arpal così proseguiva: “(…) si è proceduto ad analizzare il valore di portata nella data e nel momento del campionamento, realizzando che allora anche la seconda linea poteva essere attiva. L’indicatore di portata oraria, che, di norma, consente la definizione ponderale del refluo da sottoporre ad analisi, è risultato essere unico, e non in grado di quantificare la porzione di refluo transitante in ognuna delle “telescopiche”.

Infine, l’Arpal segnalava alla Provincia “la necessità di diffidare la Società a presentare con urgenza, o comunque in tempi rapidi e certi, una proposta di campionamento ufficiale, che comprenda una adeguata miscelazione dei reflui di entrambe le linee (…)”.

Tralasciando (per ora) altri documenti, ne riportiamo ancora uno significativo, recente di quattro mesi fa. Il 22 ottobre 2019, con il Comitato Vallesanta già denunciato sia in sede penale che civile, a scrivere era il direttore dell’ATO (Ambito Territoriale Ottimale: vedi nota in basso *) Est della Provincia della Spezia. L’oggetto della comunicazione inviata all’Arpal era: “Segnalazione condizione delle acque marine nello spazio acqueo prospiciente gli abitati di Levanto e Bonassola”. Vi si leggeva che dallo studio legale a cui si era rivolto il Comune di Bonassola e da “analoga segnalazione pervenuta per le vie brevi (per telefono, cioè; ndr) da parte del Comune di Levanto” era stata segnalata una “insoddisfacente condizione delle acque marine nel tratto di mare compreso tra gli abitati di Levanto e Bonassola, con particolare riferimento alla presenza di schiume affioranti in diversi punti del litorale, in particolare nel tratti meno esposti alla corrente marina”.

Considerato che “questi affioramenti hanno provocato inquietudine nella popolazione, di cui i Sindaci dei Comuni interessati si sono fatti interpreti, l’Ente decideva di conferire un incarico ad Arpal “allo scopo di conoscere la natura e le caratteristiche di tali schiume” al fine di “definire ed attuare gli eventuali interventi a tutela della salute delle persone e dell’ambiente marino”. E concludeva confidando “nello spirito di collaborazione tra Pubbliche Istituzioni al fine di poter realizzare un’indagine molto attesa da parte delle Amministrazioni Comunali interessate, e fatta propria da parte della Provincia della Spezia in veste di Ente di Governo d’Ambito del Servizio Idrico Integrato”.

In attesa di conoscere gli esiti di questa indagine, il Comitato Vallesanta prende atto che anche il Comune di Levanto si era preoccupato della “insoddisfacente condizione delle acque marine” e che il sindaco I.A. si era fatto ufficialmente (seppure per le vie brevi) “interprete” di una “inquietudine” certamente condivisibile, ancorché tardiva: peccato che nel frattempo avesse pensato bene di denunciare i rappresentanti del Comitato. E, soprattutto, che si ostinasse a non produrre alcuna documentazione neppure in sede di mediazione presso il tribunale della Spezia.

E così si continua a spendere denaro pubblico per indagini, aggiustamenti e riparazioni di opere pubbliche, studi e progetti: come, ad esempio, il fallito tentativo dell’agognato e irrealizzato campus scolastico. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

(*) La normativa individua negli ATO strutture che superino la dimensione comunale di gestione, e demanda ad essi l’elaborazione del Piano d’ambito, lo strumento attraverso il quale vengono definiti:

  • gli obiettivi di miglioramento del servizio idrico per il raggiungimento di  standard di qualità con livelli minimi del servizio;
  • gli investimenti occorrenti al loro raggiungimento;
  • l’ottimizzazione del sistema tariffario, con copertura dei costi e metodologie premianti l’efficienza e la qualità del servizio;
  • le politiche di gestione relative al risparmio, al riuso e alla destinazione di risorse più pregiate per gli usi potabili.

3^ puntata (continua)