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Maladepurazione / 3
Le leggi interpretate
e l’intervento da Genova

Terza puntata sulla ricostruzione della travagliata storia del depuratore consortile di Levanto e Bonassola. Dopo aver parlato di finanziamenti, di valzer di incarichi e di curiose compravendite (prima puntata) e di avvio della progettazione e costi dell’opera (seconda puntata), questa volta l’attenzione si sposta sui permessi di costruire, sulla trasparenza amministrativa, sui documenti mancanti o negati e su un intervento politico “dall’alto”. Ricordando ancora una volta che tutto quello che viene scritto è basato su documenti: o pubblici, ricavati dai vari siti internet istituzionali, o in possesso di consiglieri comunali e/o di ex consiglieri, o da articoli di giornale.

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L’area su cui oggi sorge il depuratore consortile di Levanto e Bonassola era classificato dal Piano di bacino in classe P3 (“suscettività al dissesto alta”, ovvero frana in movimento). Cioè non era possibile edificarvi sopra. Ma, in seguito all’acquisto dell’area da parte di Levanto Waterfront per la costruzione del primo lotto del fronte a mare, seguì una variazione al ribasso in classe P1 (“suscettività al dissesto bassa”). Cioè, con possibilità di edificare. Così un terreno non edificabile perché altamente franoso e pericoloso diventava edificabile. Tutto questo “in seguito alla bonifica e messa in sicurezza da parte della Comunità montana”, venne anni dopo spiegato dall’allora sindaco di Levanto, Maurizio Moggia (clicca qui). I lavori cosiddetti  “di messa in sicurezza” sono ancora sotto gli occhi di tutti e consistono in una canalina di smaltimento delle acque piovane (che molti ancora credono sia una scalinata per passeggiarvi) e un paio di reti anti-frana.

Il progetto depuratore incorre subito in due  ricorsi al TAR. Il primo venne intentato da uno studio di progettazione, presumendo che il vincitore del bando di gara non avesse i requisiti tecnici per partecipare al bando, oltre a un ribasso d’asta ritenuto eccessivo (-63 per cento, cioè essendo il prezzo base oltre 99 mila euro, il  prezzo di assegnazione del progetto risultò di circa 37 mila euro); il secondo ricorso venne fatto invece da parte dei titolari del limitrofo albergo in proprietà a un istituto religioso che contestavano l’eccessiva vicinanza del depuratore al loro immobile (per legge la distanza tra un depuratore e i fabbricati residenziali non dovrebbe essere inferiore a 100 metri). Comunque si procede con la risoluzione dei ricorsi, incaricando prestigiosi studi legali che vengono profumatamente pagati. Con soldi pubblici, come sempre.

Permessi di costruire scaduti e rinnovati a tempo di record

Il 30 dicembre 2010 viene rilasciato un primo Permesso di costruire (n. 34/2010) (clicca qui), che inspiegabilmente viene però  lasciato decadere per mancato inizio dei lavori.

Il 1° ottobre 2013 il dott. Ilario Agata inoltra domanda “(…) in qualità di presidente della Soc. Levante Sviluppo diretta ad ottenere il rinnovo del Permesso di Costruire N. 34 del 30/12/2010 (…)” e in solo 48 ore, cioè il 3 ottobre 2013, ottiene il rilascio di un nuovo “Permesso di Costruire n. 28 del 03/10/2013” (clicca qui). Nessun atto viene però pubblicato all’albo pretorio nei termini previsti dalle leggi in materia di trasparenza amministrativa. In ogni caso si poteva rilevare che questo nuovo progetto non era stato  sottoposto alle valutazioni di carattere ambientale (VAS, Valutazione Ambientale Strategica, e VIA, Valutazione Impatto Ambientale) e che “l’Autorizzazione Paesaggistica rilasciata dalla Regione Liguria in data 07 ottobre 2010 prot. 2968” era decaduta in data 29 luglio 2011 a seguito dell’approvazione del  Piano della Costa approvato dalla stessa Regione Liguria: “L’efficacia di ogni atto amministrativo e di governo deve essere conforme alle leggi vigenti al momento di emanazione dell’atto stesso”.

Ma non è finita, perché il 2 marzo 2015 viene rilasciato un terzo Permesso di costruire: “Variante a Permesso di costruire nr. 28 del 3/10/2013 per lavori in riduzione relativi a depuratore intercomunale”… (clicca qui). Si tratta di un semplice “avviso” e non del completo documento relativo al Permesso di costruire. E per di più con “lavori in riduzione”. Strano: di solito si parla di ampliamento dei volumi, difficilmente o quasi mai di riduzione. A meno che il progetto non fosse sbagliato. Sia come sia, sono rimasti sconosciuti sia la consistenza di tali lavori che – si presume – i relativi costi in diminuzione.

Torniamo indietro. Il 17 ottobre 2013, il Comitato Vallesanta, tramite i propri rappresentanti invia una diffida all’Amministrazione del Comune di Levanto nonché ai Dirigenti di Settore responsabili chiedendo di “procedere all’annullamento del Permesso di costruire n. 28 del 03/10/2013, in sub-ordine alla sospensione del titolo fino alla avvenuta regolare pubblicazione di tutti gli atti preliminari e conseguenti secondo le disposizioni di cui agli artt. 6, 38 e 39 del dlgs 33 del 14 marzo 2013”. Inoltre di “procedere alla regolare pubblicazione degli atti amministrativi e di governo     secondo le disposizioni di cui al dlgs 33 del 14 marzo 2013 e legislazione collegata, in particolare sui disposti “Anticorruzione”; quindi di “procedere alla regolare pubblicazione delle informazioni ambientali secondo le disposizioni di cui all’art. 40 dlgs 33 del 14 marzo 2013”; e ancora di “procedere all’immediata verifica della legittimità operativa della società pubblica Levante Sviluppo S.p.A., con contestuale sospensione dell’attività operativa della medesima società nel percorso di accertamento”. Infine chiede di “predisporre gli eventuali atti sanzionatori anche in ordine all’art. 46 del dlgs 33 del 14 marzo 2013”. Il 12 novembre 2013  il Comune di Levanto invia al Comitato Vallesanta una nota di riscontro da cui sostanzialmente si rileva che non esistono obblighi in materia di trasparenza amministrativa in materia di lavori pubblici e che le pratiche edilizie sono regolari (clicca qui).

Il Comitato Vallesanta insiste e il 26 novembre 2013 rivolge istanza al “Segretario Comunale e Responsabile della Prevenzione alla Corruzione”, ricevendo come risposta che è impossibile avere la documentazione se non attraverso un formale processo di richiesta della documentazione. Domanda: perché tanta formalità sulla documentazione di un’opera pubblica che, in quanto tale,  dovrebbe perciò essere nota e accessibile a ogni cittadino? (clicca qui)

Un’opera di “rilevantissimo interesse pubblico”

Il 21 gennaio 2014 il Comitato Vallesanta rivolge ancora un’ultima istanza al “Segretario comunale – Responsabile della prevenzione alla corruzione, nonché in materia di trasparenza per il Comune di Levanto”. Che però risponde che “(…) vale la pena richiamare il rilevantissimo interesse pubblico alla realizzazione dell’opera di cui sopra, a fronte del quale non sono quindi ravvisabili interessi idonei, anche solo in astratto, a prevalere in vista di ipotetici atti di annullamento d’ufficio invocati. Distinti saluti. (…)”. (clicca qui)

Ben diversa al riguardo è l’opinione sulla trasparenza amministrativa in materia di opere pubbliche espressa da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), che  così risponde alla domanda: cosa possono fare i comuni cittadini? “Le democrazie che funzionano sono le democrazie in cui i cittadini controllano –  spiega Cantone – e la corruzione non è un reato perfetto perché lascia sempre traccia”. E aggiunge: “Noi abbiamo gli strumenti della cosiddetta “amministrazione trasparente” che ci consentono di sapere cosa fanno i nostri enti pubblici: possiamo controllare come Comuni, Province e Regioni fanno gli appalti, quanto pagano, quante varianti ci sono, se guarda caso si usano sempre procedura fuori regola, le cosiddette procedure negoziate, se a vincere le gare sono sempre gli stessi soggetti. Serve un comitato civico che faccia da sentinella per vedere come funziona l’amministrazione. Forse al massimo si viene scambiati per rompiscatole quando si va a chiedere ragione, ma rappresenta il vero e grande strumento di controllo che si può fare nel pubblico. Si chiama controllo civico che è il vero controllo che funziona nelle democrazie”. (clicca qui)

Forte di questa convinzione, il Comitato Vallesanta decide allora di alzare il tiro e il 26 febbraio 2014 scrive una “Lettera aperta al presidente Burlando e al Consiglio regionale della Liguria” (clicca qui) esprimendo ancora una volta i numerosi dubbi sulla trasparenza nella realizzazione dell’opera, sui costi, sui permessi di costruire, e anche sulla rete fognaria “collassata, vetusta e assolutamente inadeguata”. Né il presidente, né la maggioranza in Regione e nemmeno l’opposizione si sono mai presi cura di rispondere.

Ma l’azione del Comitato non dev’essere passata inosservata a Genova. E c’è da supporre che vi sia stato un intervento dall’alto. Tanto che pochissimi giorni dopo, il 1° marzo 2014, l’allora sindaco Maurizio Moggia e l’allora presidente di Levante Sviluppo, Ilario Agata, indicono una conferenza stampa dove, con l’obiettivo di “dare un taglio alle polemiche”, parlano di “massima trasparenza” e mettono sotto accusa il Comitato Vallesanta, anche con ironia (clicca qui).

Ma il presidente Burlando va oltre e compie un gesto significativo: il 12 giugno di quello stesso 2014, in compagnia degli assessori regionali Enrico Vesco e Renzo Guccinelli, viene di persona a Levanto, dove l’allora sindaco Maurizio Moggia gli presenta le opere in corso di costruzione. E il governatore, sorridente e soddisfatto, lancia un messaggio forte e chiaro: “Il depuratore è un’opera fondamentale per la tutela dell’ambiente in una località di mare a grande vocazione turistica” (clicca qui). Come dire: basta diffide e proteste, ora in campo ci sono io. Sulla stampa non escono più notizie sul depuratore, se non due anni dopo per annunciare trionfalmente il suo completamento e l’inaugurazione, il 27 giugno 2016.

(3^ puntata. Continua)

SUPERLOGO

Maladepurazione / 2
Costi, un valzer
a trasparenza “zero”

Prosegue la ricostruzione della travagliata storia del depuratore consortile di Levanto e Bonassola. Dopo aver parlato di finanziamenti, di valzer di incarichi e di curiose compravendite, questa volta l’attenzione si sposta sull’avvio della progettazione e sui costi dell’opera. Ricordando ancora una volta che tutto quello che viene scritto è basato su documenti: o pubblici, ricavati dai vari siti internet istituzionali, o in possesso di consiglieri comunali e/o di ex consiglieri, o da articoli di giornale.

 

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Nel 2009, dunque, viene affidata la costruzione del depuratore consortile a “Levante Sviluppo SpA”, società pubblica partecipata dal Comune di Levanto e Azienda Speciale Levanto (con il 90 per cento delle quote) oltre al Comune di Bonassola (con il restante 10 per cento), in forza di un accordo di programma tra la Regione Liguria e i Comuni di Levanto e Bonassola. Ma la situazione politica che si era creata attorno alle società partecipate del Comune di Levanto era già molto tesa in seguito alla realizzazione del primo lotto del nuovo fronte a mare. Come conseguenza delle azioni di costante denuncia intraprese dal Comitato Vallesanta e da quelle delle allora opposizioni consiliari, il dibattito sulla conduzione a dir poco disinvolta di queste società aveva creato tensioni anche all’interno della compagine di maggioranza che amministrava Levanto.

L’avvio dell’opera nasce con un’aggressione

Il culmine si raggiunse il 28 settembre 2009, durante la sospensione di una infuocata seduta del consiglio comunale. Succedeva infatti che l’assessore al bilancio (nonché ex presidente dell’Azienda Speciale) “non voleva votare” il documento programmatico proprio della “Speciale”. Infatti, un eventuale dibattito consiliare nel merito, visto l’incrocio delle compartecipazioni societarie tra le varie società partecipate, amministrate con scambio dei ruoli quasi sempre dalle stesse persone – una controlla l’altra e l’altra ha soci privati che a loro volta sono soci anche nell’altra, oltre a essere appaltatori di tutti i lavori edili promossi da tutt’e tre le società – avrebbe potuto svelare eventuali opacità del sistema delle grandi opere in atto o da attuare (2° lotto fronte a mare, porto, depuratore), per un valore complessivo di alcune decine di milioni di euro. Appreso il “no” del suo assessore, durante la riunione di maggioranza l’allora sindaco lo aggredì con un morso al naso: un metodo decisamente sbrigativo per troncare il dibattito (clicca qui). L’assessore si dimetterà dall’incarico e lascerà il gruppo di maggioranza. Al suo posto il sindaco Maurizio Moggia nomina assessore al bilancio l’attuale sindaco Ilario Agata, che già faceva parte  della giunta con varie deleghe. A ogni buon conto, a rinforzare la maggioranza entra poi la rappresentante di Rifondazione Comunista (oggi assessore al bilancio).

Intanto, in precedenza, il 12 febbraio 2009 il consiglio di amministrazione di Levante Sviluppo aveva già deliberato la progettazione preliminare del depuratore (“Punto 4. incontro conoscitivo dei professionisti”)  in cui si prevedeva non solo la costruzione del depuratore ma anche la “costruzione di alcuni alloggi (circa 800 mq. suddivisi tra uffici e appartamenti) e di 16 box interrati. L’eventuale vendita potrebbe coprire parte dei costi necessari alla realizzazione dell’intervento. L’innovazione tecnologica in ordine a depuratori di nuova concezione assicura l’assoluta assenza di odori, rumori, polveri od altri elementi inquinanti, e pertanto è possibile eseguire la realizzazione di tali manufatti che essendo in zona di pregio ambientale (vista a mare e vicinanza alla spiaggia) saranno ambiti da possibili acquirenti”. (clicca qui)

La precisione a volte però finisce per essere vittima dell’eccessiva fretta con cui si tengono queste riunioni del consiglio di amministrazione, dove si parla di milioni di euro ma che in media durano poco più di un’ora, nemmeno si trattasse di un aperitivo al bar. E così il 9 ottobre 2009, al “punto 3. approvazione convenzione AATO per depuratore”, il costo globale dell’opera addirittura “è stato preventivato in complessivi € 6.430,00…”! (clicca qui)

Il 27 novembre 2009, sempre il c.d.a. al “punto 4. gara professionisti depuratore”, delibera che “(…) L’offerta con il ribasso maggiore è risultata quella essere presentata dall’Architerro (sic!) Mario Manfroni, che ha proposto un ribasso d’asta del 62,25% (…)”: cioè lo stesso Architetto incaricato per il progetto preliminare nonché redattore del progetto esecutivo del fronte a mare di Vallesanta, il cosiddetto “primo lotto”. (clicca qui)

Nella riunione del 9 dicembre 2009, al “punto 4. aggiudicazione gara professionisti progetto depuratore affidamento incarico” viene confermata “l’aggiudicazione della gara” all’Architetto Mario Manfroni. Sempre nel corso di questa riunione, al “punto 2. comunicazione del Presidente”,  si affronta anche la curiosa vicenda di un “indennizzo” di 157 mila euro chiesto dalla società controllata Levanto Waterfront alla società controllante Levante Sviluppo relativo a terreni del fronte a mare (primo lotto). La vicenda è molto interessante per capire le modalità con cui venivano amministrate le due società e merita di essere conosciuta. Nell’occasione, il c.d.a. chiede al presidente di chiudere il contenzioso “in modo amichevole”. Cioè, pagando. Con denaro pubblico, ovviamente. Da notare che il presidente della controllante è allo stesso tempo anche presidente della controllata. (clicca qui)

Con queste premesse si procede alla progettazione preliminare e il 30 dicembre 2010 il capo settore dell’ufficio tecnico del Comune di Levanto rilascia il permesso di costruire (n. 34) “Per lavori di realizzazione del depuratore intercomunale Levanto-Bonassola, di soprastanti volumi per attività di interesse comune, parcheggi pubblici a raso con sottostanti parcheggi privati (…)”.

Il 16 maggio 2011 il consiglio di amministrazione di Levante Sviluppo delibera “l’approvazione del progetto definitivo ed adempimenti per indizione gara” per un importo complessivo di “Euro 7.820.467,59 + Iva”, compresi acquisto terreni, oneri progettazione, sicurezza e spese varie. (clicca qui)

Quando la matematica diventa un’opinione

Successivamente, nel consiglio di amministrazione del 27 giugno 2011 al “punto 2 “(…): approvazione del bando di gara e relativa pubblicazione”, l’importo complessivo è indicato in Euro “6.914.906,00” + Iva, compresi oneri progettazione, sicurezza e spese varie, per “un importo complessivo dei lavori al netto (…) di 6.600.00 euro”. (clicca qui)

Il 14 novembre 2011 ancora il c.d.a. di Levante Sviluppo al punto 1 procede alla “Nomina commissione per assegnazione bando di gara realizzazione depuratore consortile Levanto-Bonassola. (…) per una spesa complessiva di Euro 20.000 + Iva (…)” . (clicca qui)

Il 30 ottobre 2012 “come da verbale di gara del 25/10/2012”  è aggiudicato l’appalto (con un ribasso del 18%)  per un importo di Euro “5.574.513,98” + Iva. (clicca qui)

Il 28 maggio 2013 “come da verbale di gara del 25/10/2012” viene stipulato il “Contratto di appalto integrato”  in cui “(…) l’importo di aggiudicazione deve essere rettificato nell’importo complessivo di Euro 5.699.922,92 (…)  + Iva” compresi oneri progettazione e sicurezza.

Nel 2013, la Regione Liguria pubblica una scheda descrittiva in cui si indica un costo generico del depuratore pari a Euro “7.370.864,30”. (clicca qui)

Non c’è una cifra uguale all’altra, come si vede.  Quindi, non è solo questione di “non avere capito come funziona e come si applica l’Iva”, come ebbe a dichiarare nel marzo 2014 l’allora presidente di Levante Sviluppo (nonché attuale sindaco di Levanto), sbertucciando con ironia il Comitato Vallesanta che già all’epoca muoveva dei rilievi ai costi dell’operazione. E nell’occasione venne ribadito che “il costo totale reale è di 6,6 milioni di euro, al netto di Iva. Il corrispettivo lordo è quindi di 7.374.800 euro”. Un risparmio notevole, venne spiegato, “ottenuto grazie al ribasso d’asta applicato dalla ditta che si è aggiudicata la gara di appalto”: nel progetto iniziale, infatti, “il costo al netto dell’Iva era indicato in 7.280.467 euro (8.657.296 lordi)”. (clicca qui)

Se le procedure fossero invece state svolte tramite il consiglio comunale sarebbe stato garantito un pubblico dibattito, il controllo, la trasparenza e la pubblicazione degli atti amministrativi: la già menzionata creazione di un “comitato di controllo” ristretto (clicca qui) ha limitato le competenze del consiglio comunale e ancora oggi non si conosce con precisione quanto sia costato e – soprattutto – quanto alla fine verrà a costare il depuratore.

Per capire la gravità di questo modo di operare può bastare un esempio: sul sito internet del Comune di Levanto nel 2014 si può trovare una dettagliata, completa e certificata determina per l’acquisto di 168 paia di guanti da lavoro (clicca qui)  ma non si trova MAI un documento dettagliato, completo e certificato sulle procedure approvative, sulle procedure amministrative e sui costi del depuratore.

(2^ puntata. Continua)

SUPERLOGO

Maladepurazione /1
Inquinamento
e poltrone girevoli

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L’estate 2018 non è stata particolarmente felice per il depuratore consortile di Vallesanta. A maggio la perdita nella condotta a mare e le relative riparazioni; i mesi successivi il moltiplicarsi delle proteste sui social per la puzza; a Ferragosto, poi, la cascata di liquami in mare dal tombino soprastante la “terza spiaggetta”; a settembre la promessa di rifarne “un gioiello” con una robusta iniezione di euro;  infine, la nuova perdita nella tubazione a mare, da cui continuano a uscire liquami anziché acqua depurata. Il Comitato Vallesanta, per senso di responsabilità e per non contribuire a dare un’immagine negativa del paese, ha taciuto per tutta la durata della stagione turistica. Ma ora è il momento di fare il punto su un’operazione tanto vitale – quella di dotare finalmente Levanto di un impianto di depurazione, che il Comitato Vallesanta riteneva e ritiene indispensabile – quanto gestita in maniera intricata e, per certi aspetti, stupefacente. Chi avrà la pazienza di leggere le diverse puntate di questo racconto, potrà farsene un’idea più precisa.

Con una premessa, doverosa: tutto quello che viene scritto è basato su documenti: o pubblici, ricavati dai vari siti internet istituzionali, o in possesso di consiglieri comunali e/o di ex consiglieri, o da articoli di giornale.

Un “comitato” con pieni poteri e una curiosa compravendita

Nel 2009 la costruzione del depuratore viene affidata alla “Levante Sviluppo S.p.A.”, società pubblica partecipata dal Comune di Levanto e Azienda Speciale Levanto (con il 90 per cento delle quote) oltre al Comune di Bonassola (con il restante 10 per cento), in forza di un accordo di programma tra la Regione Liguria e i Comuni di Levanto e Bonassola. Che, a loro volta, nel 2010 costituiscono un “Comitato” a cui partecipa anche l’Azienda Speciale Levanto (che oggi si chiama “Levante Multiservizi srl”), dotato di ampi e autonomi poteri (clicca qui): così facendo, si è subito provveduto a limitare la funzione di controllo che compete al consiglio comunale, con buona pace della trasparenza amministrativa.

Inizialmente il depuratore doveva essere costruito nel Comune di Bonassola, in località La Francesca, tra le gallerie ex Fs. Ma nel 2010 viene scelto di costruirlo nella zona di Vallesanta, in comune di Levanto: precisamente su un terreno che il 20 dicembre 2006 (con atto del notaio Morichelli di Aulla, repertorio n. 78911, raccolta n. 16981) era stato acquistato da “Levanto Waterfront srl” (società pubblico/privata costituita e controllata da Levante Sviluppo per il 51 per cento e da due soci privati per il restante 49 per cento: da notare che all’epoca il presidente di Levanto Waterfront era anche presidente di Levante Sviluppo) con lo scopo di essere pertinente alla costruzione del fronte a mare (il cosiddetto “primo lotto”) e destinato a parcheggio pubblico. Ciò era stato fatto per compensare i posti auto pubblici persi con la variante del progetto iniziale, dal momento che il previsto parcheggio pubblico a rotazione all’interno dell’edificio del fronte a mare era stato trasformato in box-auto privati.

NO_985_ZDEPL’ex parcheggio antistante il fronte a mare, prima della costruzione del depuratore

Passano poco più di quattro anni e il 16 maggio 2011, con atto del notaio Infantino di Levanto (repertorio n. 36976, raccolta n. 14705), Levanto Waterfront rivende parte del terreno (ex parcheggio pubblico) per la costruzione del depuratore a Levante Sviluppo, la sua società controllante. E lo vende a un prezzo di oltre sei volte la cifra che aveva pagato per acquistarlo: Levanto Waterfront aveva infatti acquistato 18.611 metri quadri a 200 mila euro più Iva (10,74 euro a mq) e ne rivende a Levante Sviluppo solo una parte, 3.208  metri quadri ma a 220 mila euro, sempre più Iva: cioè a 68,57 euro a mq. Dunque, con un “modesto” aumento del 638,45 per cento. Nessuno ha nulla da eccepire e questa curiosa operazione di compravendita scivola via liscia e tranquilla. “Un’ottima operazione”, verrà poi definita. Si tratta di capire per chi.

Europa, Regione, sottoutilizzo e valzer di persone e cariche

Per costruire l’impianto di depurazione, dalla Comunità Europea era stato erogato un finanziamento di 5 milioni di euro con fondi FAS (Fondi Aree Sottoutilizzate) alla Regione Liguria. Che a sua volta lo ha trasferito al Comune di Levanto. Che a sua volta lo ha versato alla Levante Sviluppo. La quale, a opera ultimata, ha  trasferito la proprietà del terreno e del depuratore al Comune di Levanto.

L’allora sindaco Maurizio Moggia, in pieno accordo con l’attuale sindaco Ilario Agata (che all’epoca era presidente di Levante Sviluppo, nonché consigliere di amministrazione di Levanto Waterfront), decidono di nominare direttore dei lavori il capo dell’ufficio tecnico del Comune di Levanto. Cioè la stessa persona che rilascia il “Permesso di costruire”, che sovrintende ai lavori e che li dirige. E che, come capo dell’Ufficio Tecnico, periodicamente provvede anche a liquidarsi il compenso per la funzione di direttore dei lavori (clicca qui per la determina di acconto compenso). Nessuno, anche in questo caso, ha nulla da eccepire. Il controllato è legittimato ad autocontrollarsi e il conflitto di interessi non esiste: “Lo prevedeva la legge”, verrà affermato.

Riassumendo: nel 2006 (quando era sindaco di Levanto l’attuale direttore generale di Levante Multiservizi, società di cui l’attuale presidente è l’ex presidente dell’Azienda Speciale) il presidente di Levanto Waterfront (che oggi è l’amministratore delegato di Levante Multiservizi, ma in passato era stato presidente di Levante Sviluppo, nonché direttore generale di Levante Multiservizi) acquista il terreno che nel 2010  vende poi a Levante Sviluppo, di cui all’epoca era presidente l’attuale sindaco di Levanto. E proprio quest’ultimo nel 2016, a opera finita, riceve nella qualità di sindaco il depuratore di cui aveva gestito l’appalto, affidato (in gran parte) a un socio privato di Levanto Waterfront.

Come si vede, è più complicato spiegare questa girandola di operazioni e di poltrone ai cittadini che stanno leggendo di quanto, invece, non lo sia stato gestirla da parte di tutti questi personaggi. E così, da anni, con ruoli diversi e intercambiabili, le stesse persone controllano e gestiscono compravendite immobiliari nonché appalti di lavori su beni pubblici (ad esempio: fronte a mare di Vallesanta, ex stazione Fs, ex viadotto Fs, depuratore). E si parla di svariate decine di milioni di euro.

Vale la pena sottolineare che per trattare milioni di euro pubblici, i presidenti e gli amministratori, nonché i direttori generali delle citate società pubbliche partecipate dal Comune di Levanto, ricevono l’investitura a chiamata diretta e a discrezione del sindaco. Al contrario, per fare invece il bagnino stagionale occorre possedere requisiti inappuntabili, fedina penale immacolata e partecipare a un severo bando di gara  (clicca qui): “strano ma vero”, per dirla con la “Settimana  enigmistica”.

Risultato: nel 2018 il depuratore “gioiello” (da oltre 7 milioni di euro, più 1 milione circa per il collegamento con Bonassola) mostra palesi difetti di funzionamento e inquina il mare e l’aria. Ma con circa un altro milione di euro (e siamo a 9 milioni) tornerà ad essere il “gioiello” più volte trionfalmente annunciato (clicca qui).

(1^ puntata. Continua)

SUPERLOGO

Depuratore, dallo scarico
ancora liquami in mare

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Dopo l’allarme lanciato dal Comitato Vallesanta lo scorso 26 maggio e dopo gli interventi di riparazione effettuati dai subacquei per conto di Acam, lo scorso 28 settembre un subacqueo si è immerso per verificare lo stato della condotta a mare del depuratore “gioiello” di Vallesanta. Il video girato nell’occasione testimonia che dalla riparazione fuoriuscivano ancora liquami: si vedono bene delle particelle in sospensione negli ultimi fotogrammi del filmato e la presenza di numerosi pesci lì attorno lascia intuire con facilità che cosa stesse uscendo dalla tubatura. 

La violenta mareggiata del 29 ottobre ha poi peggiorato la situazione e adesso, come ci hanno testimoniato un pescatore subacqueo e anche alcuni post sulla pagina “Cittadini Levantesi” di Facebook, a una cinquantina di metri dalla riva, sotto villa Wild, in mare è visibile una vera e propria polla, con relativa puzza nell’aria.

La domanda è sempre la stessa, rimasta ancora senza risposte ufficiali: perché dalla tubatura fuoriescono liquami anziché acqua depurata? E poi: basterà questa segnalazione per fare scattare i controlli e i relativi interventi?

Casinò chiuso, errori
e fidejussioni a rischio:
non paghino i cittadini!

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A meno di un anno dal nostro post del 16 dicembre 2017 (clicca qui), il Casinò di Levanto torna a far parlare di sé. E lo fa ancora in termini negativi, con l’ennesima chiusura di quello che dovrebbe essere “il fiore all’occhiello” dell’offerta turistica levantese.  Non bastava dunque un’estate contrassegnata da odori e sversamenti di liquami in mare dal depuratore “di ultima generazione”; dall’insabbiamento del golfo; dallo sterrato del “Parco Massola” adibito a parcheggio per auto sopra i pozzi dell’acqua potabile. Così, dopo tre anni di annunci trionfalistici e stupefacenti, oggi si constata l’inconsistenza e la superficialità dell’amministrazione Agata. Condita da  malamministrazione  del territorio e del denaro pubblico. Eppure, nonostante il possibile inquinamento delle acque marine e delle acque potabili, oltre alla malagestione del territorio e degli immobili pubblici, si continua a parlare di rilancio e di aumento dei flussi turistici…

Ricapitoliamo la vicenda. Nel 2015 il sindaco riteneva indispensabile istituire la Direzione Generale della Levante Multiservizi srl:  “(…) diciamo che è da un po’ di tempo che si parlava della possibilità che il CDA nella sua componente sia pubblica che privata, potesse nominare a direttore dell’azienda l’ex Sindaco Moggia. (…) l’Amministrazione e il Sindaco si aspettano un cambio di passo da parte della Levante Multiservizi soprattutto nell’offerta e nella qualità dei servizi: il tipo di assistenza, il tipo di biglietto da visita che vogliamo dare ai turisti, il tipo quindi di qualità che vorremmo mettere in campo e il tipo di dedizione e impegno che vorremmo che i dipendenti mettessero in campo, anche quelli a tempo determinato, nel soddisfare tutte le esigenze dei nostri turisti.. io penso che sia per tempo, che predisposizione e caratteristiche Maurizio Moggia sia l’ideale per dedicarsi in maniera importante a questo compito. (…)” (clicca qui).

Oggi però si scopre dal Secolo XIX che il Sindaco attiverà un contenzioso con la società che avrebbe dovuto rilanciare il Casinò : “C’è una denuncia – dice il sindaco Ilario Agata – aspettiamo l’esito del contenzioso per rivedere il futuro del Casinò” (clicca qui).

Ma come? Eppure il 27 agosto 2016 sul sito internet del Comune di Levanto era apparso un comunicato dai toni pieni di soddisfazione (clicca qui) dove si annunciava che  la “Levante Multiservizi srl”, la società partecipata dal Comune di Levanto al 60% e dai privati al 40% e titolare della concessione dello storico edificio del Casinò Municipale, affidava fino al dicembre 2020 la locazione di bar e ristorante situati al piano terra alla ditta “Synesthesia srl” di Monza «con un’offerta economica di 57.700 euro annui e ottenendo una valutazione complessiva di 92,25/100 sul complesso dei requisiti richiesti, superando la società levantese di A.L. che aveva partecipato alla gara e che ha ottenuto una valutazione complessiva di 64,12/100». Seguivano dichiarazioni soddisfatte del presidente di Levante Multiservizi, Vittorio Tuvo, dell’amministratore delegato della società, Davide Daneri, e del  sindaco di Levanto, Ilario Agata. Tra le varie cose veniva messo in risalto che «bar e ristorante resteranno aperti tutto l’anno, con orari diversi tra estate e inverno».

A distanza di un anno la scelta non sembrava più così felice, tanto che il 15 dicembre 2017 sul Secolo XIX (clicca qui) veniva pubblicato l’articolo dall’eloquente titolo “Il bar Casinò resta chiuso / l’assenza dei gestori è un giallo”, precisando subito dopo: “Ferie finite, ma Synesthesia avrebbe pagato solo in parte”… E dire che la ditta di Monza era stata scelta proprio per «rilanciare soprattutto l’aspetto qualitativo dei servizi». E il sindaco Agata si era dichiarato «soddisfatto nel vedere che la gestione delle infrastrutture pubbliche e dei servizi ad esse connessi risulta particolarmente appetibile dagli imprenditori del settore»

Nuove trattative, nuovo accordo, nuovi annunci  pieni di soddisfazione e di autocelebrazione. Oggi però si scopre che «la ditta che lo gestisce non paga le quote di affitto», spiegando poi che «nel semestre 2017 i pagamenti non sono stati regolari, così come nel 2018»

Pazienza, verrebbe da dire: a coprire i mancati introiti ci sono sempre le fidejussioni a garanzia degli adempimenti contrattuali da parte degli affittuari. Infatti se le fidejussioni sono state bene esaminate prima della sottoscrizione del contratto, ritenendole adeguate, e in seguito si verificano inadempienze contrattuali, è facile escuterle e ricevere il pagamento.

In caso contrario si rende invece necessaria una azione legale. Ed è proprio quella che preannuncia il sindaco Ilario Agata. Se così fosse (e si sottolinea il “se”), significherebbe però che la direzione generale e gli amministratori della Levante Multiservizi non sarebbero stati adeguati a gestire neppure un semplice contratto di affitto. E quindi che il danno erariale dovrebbe essere pagato da chi ha materialmente sottoscritto il contratto. Di prassi, in questi casi un dirigente risponde infatti in prima persona e di tasca sua.

Si tratta infatti di un mancato introito per decine di migliaia di euro e di inadempienze che iniziano fin da subito dopo la stipula del contratto, senza calcolare il danno di immagine della storica struttura, che dovrebbe essere uno dei punti qualificanti di Levanto: non devono essere sempre e solo i cittadini a pagare per gli errori di amministratori e dirigenti. Il sindaco Agata perciò ora dica con chiarezza ai cittadini se le fidejussioni ci sono e, soprattutto, se sono valide. Altri discorsi non servono.

Depuratore, falla nel tubo in mare finiscono liquami

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Le immagini che documentano la perdita di liquami. Notare la “riparazione” della tubatura effettuata con cellophane e qualche giro di corda…

 

Queste due fotografie, insieme ad altre, sono state scattate nel pomeriggio di venerdì 25 maggio 2018 e immortalano impietose una vistosa perdita di liquami nella tubazione a mare del depuratore consortile di Vallesanta. A scattarle e a consegnarle al Comitato Vallesanta è stato un subacqueo di vecchia data, appassionato di fotografia ma, soprattutto, innamorato di Levanto e del suo mare. La perdita è laddove il tubo che parte dalla cosiddetta “terza spiaggetta”, sotto villa Wild, fatto un tratto dritto fino alla prima punta, poi piega verso sud ovest, sul lato destro della secca della “Pevèa”. La profondità in quel punto è di circa 6-7 metri.

Dalla tubazione non fuoriesce acqua depurata ma, come si può ben vedere, in mare vengono sversati liquami: che intorbidiscono l’acqua, ma per la gioia dei pesci che banchettano felici.

Già lo scorsa estate il subacqueo aveva segnalato una perdita simile e proprio nello stesso punto, sempre di liquami e non di acqua depurata. «Venerdì mi sono immerso di nuovo per controllare – ha raccontato al Comitato VallesantaÈ stato fatta una riparazione, ma non certo a regola d’arte, con cellophane e qualche giro di corda. E infatti si è aperta di nuovo una falla, ancora più grossa, da cui continuano a uscire liquami, non certo acqua come sarebbe lecito aspettarsi».

Fin qui il racconto e le foto, che sono piuttosto esplicite: infatti, la nuvola colorata che fuoriesce non è certo un effetto ottico dovuto magari alla “differente salinità” dell’acqua (anche perché i pesci non vanno a mangiare acqua…). Alcune domande però sono d’obbligo.

1) Come mai dalla tubazione a mare uscivano ed escono liquami e non acqua depurata? Forse il depuratore dal costo multimilionario non depura oppure ha dei problemi?

2) Non vengono fatti controlli sull’impianto e sullo scarico a mare? E le riparazioni delle tubature vengono fatte con cellophane e corda? Eppure il problema della perdita era già noto.

La Bandiera Blu intanto continua a sventolare. Sperando che “Goletta Verde” di Legambiente non faccia prelievi proprio in quella zona. Ma soprattutto sperando che qualcuno intervenga al più presto: per rimediare alla perdita e al conseguente inquinamento, ma anche per fare indagini sul “funzionamento” del depuratore.

Il giallo del Casinò
e il rosso del Comune

casinò

Il 27 agosto 2016 sul sito internet del Comune di Levanto è apparso un comunicato dai toni pieni di soddisfazione (clicca qui):  la “Levante Multiservizi srl”, la società partecipata dal Comune di Levanto al 60% e dai privati al 40% e titolare della concessione dello storico edificio del Casinò Municipale, affidava fino al dicembre 2020 la locazione di bar e ristorante situati al piano terra alla ditta “Synesthesia srl” di Monza «con un’offerta economica di 57.700 euro annui e ottenendo una valutazione complessiva di 92,25/100 sul complesso dei requisiti richiesti, superando la società levantese di A.L. che aveva partecipato alla gara e che ha ottenuto una valutazione complessiva di 64,12/100». Seguivano dichiarazioni soddisfatte del presidente di Levante Multiservizi, Vittorio Tuvo, dell’amministratore delegato della società, Davide Daneri, e del  sindaco di Levanto, Ilario Agata. Tra le varie cose veniva messo in risalto che «bar e ristorante resteranno aperti tutto l’anno, con orari diversi tra estate e inverno».

Venerdì 15 dicembre 2017 sul Secolo XIX (clicca qui) è invece stato pubblicato l’articolo dall’eloquente titolo “Il bar Casinò resta chiuso / l’assenza dei gestori è un giallo”, precisando subito dopo: “Ferie finite, ma Synesthesia avrebbe pagato solo in parte”

E dire che la ditta di Monza era stata scelta proprio per «rilanciare soprattutto l’aspetto qualitativo dei servizi». E il sindaco Agata si era dichiarato «soddisfatto nel vedere che la gestione delle infrastrutture pubbliche e dei servizi ad esse connessi risulta particolarmente appetibile dagli imprenditori del settore»

A distanza di un anno la scelta non sembra essere stata particolarmente felice, almeno stando a quanto si legge. Se così fosse, adesso ci si aspetta di sapere se e quanti soldi il Comune di Levanto – tramite Levante Multiservizi – abbia perso nell’operazione e, nel caso, chi pagherà per quella che appare una non felice «valutazione di tre generi di offerte: economica, qualitativa e professionale». Perché, vale la pena ricordarlo, il denaro pubblico è quello dei cittadini.

Mare e consumo di suolo
chi ha salvato Levanto?

porti liguria

“Il Secolo XIX” di oggi, 14 dicembre 2017, pubblica un’inchiesta dal titolo “La Liguria sempre meno verde, cemento sul 64 per cento della costa” e parla del consumo di suolo lungo il mare: in questa triste classifica la nostra regione è la seconda in Italia, subito dietro la Calabria. A corredo del servizio c’è anche questa foto, eloquente: è contenuta nel volume “Vista mare. La trasformazione dei paesaggi costieri italiani” di Edoardo Zanchini e Michele Manigrasso, che Legambiente presenterà oggi a Roma. Per fortuna non c’è Levanto.

E’ il caso di ricordare che avrebbe potuto esserci anche il nostro paese, se fosse stato realizzato il mega-porto contro cui si opposero Comitato Vallesanta e cittadini, con l’appoggio di Legambiente, Italia Nostra e Fai?

Ed è il caso di ricordare i nomi di chi voleva il maxi-porto e si era adoperato – contro ogni logica ambientale – per farlo realizzare?

La guardia però non va abbassata: gli interessi economici sono soltanto sopiti, non scomparsi

Denaro e opere pubbliche
ma quale trasparenza?

foto sito

E’ opinione diffusa che le società partecipate dai Comuni o da altri enti statali (sia in forma pubblica che in forma pubblico/privata) siano state e siano tuttora una delle tante cause dell’aumento del debito pubblico: una di queste è la mancanza di notizie (trasparenza amministrativa) circa le attività svolte da tali società. In particolare, le modalità con cui si indirizza e si utilizza il denaro pubblico: i progetti sono infatti segreti e resi pubblici a cose fatte, i bilanci e le attività sociali non sono resi pubblici oppure lo sono ma in forma estremamente sintetica.

Levanto non sfugge a questa mala gestione. Il 25 settembre 1998, quasi vent’anni fa, il Comune costituì la “Levante Sviluppo S.p.A.”, società oggi posta in liquidazione per la definitiva chiusura: nessun bilancio però è stato mai pubblicato e nessuna relazione sulle attività della società è stata mai resa pubblica. E dire che la società, oltre ad aver costituito  a sua volta (il 10 luglio 2006) un’altra società denominata “Levanto Waterfront srl” (oggi in liquidazione per la definitiva chiusura), ha svolto una intensa attività: la compravendita degli immobili scolastici di Lizza e Dosso, la compravendita dell’ex stazione ferroviaria, la compravendita di gran parte dell’ ex viadotto ferroviario (fronte a mare di Vallesanta), la realizzazione e la  compravendita (attraverso la controllata “Levanto Waterfront srl”) dei box e dei negozi del fronte a mare di Vallesanta, la compravendita (attraverso la controllata “Levanto Waterfront srl”) dei terreni dove sorge il depuratore (oltre 10 mila metri quadri di terreni limitrofi), la gestione degli appalti e dei lavori per la costruzione del depuratore. Si tratta di denaro pubblico per decine di milioni di euro, peraltro (in gran parte) gravati da accertamenti dell’Agenzia delle Entrate di cui sono sconosciuti (o nascosti) gli esiti.

Destano così stupore alcune notizie pubblicate nei giorni scorsi sul Secolo XIX. A proposito del fronte a mare si apprende, dalle dichiarazioni dell’ex assessore Luigi Lapucci (1 novembre, clicca qui), che esiste un ulteriore progetto, si presume commissionato dal Comune di Levanto, per la sistemazione del tratto Ghiararo-Gritta del fronte a mare. Sorge una domanda: chi pagherà nel frattempo i cospicui costi del faraonico progetto commissionato dalla  “Levanto Waterfront srl” nello stesso tratto Ghiararo-Gritta (il cosiddetto “secondo lotto”) per la realizzazione di 161 box auto con soprastante parco urbano?

Inoltre, a proposito del depuratore sempre dal Secolo XIX si viene a sapere (6 novembre, clicca qui) che alcuni cittadini lamentano i forti odori che rilascia nell’aria. Sorgono altre domande: è provato che il depuratore effettivamente svolga la regolare depurazione fognaria? Sono vere le voci che dicono che il depuratore sia affetto da cronico malfunzionamento? E’ vero che alcuni mesi fa sono state rilevate parti di impianto non idonee e che per sostituirle (nei primi giorni di agosto) si sia dovuti intervenire con la demolizione di un solaio in cemento armato? Siamo certi che l’impianto non sia spesso in funzione “by-pass”, cioè scarichi direttamente in mare escludendo la fase di depurazione?

Al Sindaco (che ricordiamo essere stato per molti anni Presidente nonché Consigliere di amministrazione di tutte le società partecipate) chiediamo, riprendendo un passaggio del suo programma elettorale, risposte chiare e trasparenti: «per fare un rendiconto alla cittadinanza in merito alle attività svolte»…