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Depuratore di Vallesanta
in Consiglio di Stato

Dal sito web cittadellaspezia.com pubblichiamo:

Bormioli e Galastro, che avevano presentato ricorso al Tar vedendoselo giudicato inammissibile, hanno impugnato la sentenza. La Provincia si costituisce in giudizio

Saranno i giudici del Consiglio di Stato i prossimi chiamati ad esprimersi sulla battaglia legale sorta tra alcuni residenti di Bonassola, da una parte, e la Provincia, Arpal e Acam-Iren dall’altra, in relazione alla documentazione relativa all’impianto di depurazione Levanto-Bonassola inaugurato nel 2016.

L’avvocato Giovanni Bormioli e la dottoressa Domenica Galastro, proprietari di un’immobile situato in Via Roma, su terreno confinante con il demanio marittimo, avevano già manifestato le proprie lamentele al Tar per gli effetti che l’avviamento dell’attività di depurazione aveva avuto sull’ambiente circostante. I giudici genovesi, però, avevano rigettato il ricorso, giudicandolo inammissibile. I ricorrenti, però, non si sono persi d’animo e hanno impugnato la sentenza del tribunale ligure davanti al Consiglio di Stato, portando la Provincia a costituirsi in giudizio.

Nello specifico Bormioli e Galastro avevano dichiarato “un grave decadimento della qualità delle acque marine, in particolare nella stagione balneare, con comparsa di schiume, sversamenti di acque luride provenienti dalle tubazioni dell’impianto, colorazioni cloacali di vaste estensioni delle acque marine contigue alla costa ed esalazioni maleodoranti provenienti dall’impianto”. Per questi motivi a inizio giugno 2020 avevano chiesto alla Provincia della Spezia, all’Arpal e ad Acam copia degli atti e informazioni riguardo, tra le altre cose, all’autorizzazione provvisoria e definitiva allo scarico, con tutti gli allegati tecnici, al progetto esecutivo dell’impianto con relazione dimensionale, alle tavole di impianto e condotte di scarico, principale e di emergenza, ai dati giornalieri, mese per mese, di portata, carichi (BOD5, COD, SST, pH, Azoto, Fosforo, ecc.) e temperatura delle acque di ingresso dell’impianto, alla quantità mensile di acqua potabile distribuita dagli acquedotti nei due Comuni di Levanto e Bonassola, alla quantità mensile dei fanghi portati a discarica, luogo di smaltimento e costo a tonnellata, ai consumi elettrici giornalieri, mese per mese, dell’impianto… Arpal e Acam avevano in un secondo tempo fornito alcuni dei documenti richiesti, mentre la Provincia veniva accusata di un silenzio potenzialmente illecito.

Il Tar ha respinto le richieste, sottolineando anche, nella sentenza 725 del 2020, alcuni vizi rispetto alle modalità di presentazione del ricorso nei confronti dei diversi soggetti coinvolti. A stretto giro di posta la sentenza è stata impugnata e ora saranno i giudici romani a scrivere la parola fine sulla vicenda.

Lunedì 18 gennaio 2021 alle 20:29:10

 

Depuratore, nuovo blitz
della Guardia di finanza
in municipio a Levanto

finanza

Nuovo blitz della Guardia di finanza sulla vicenda depuratore consortile di Levanto. Questa mattina militari delle Fiamme gialle si sono presentati nel palazzo municipale per acquisire – si presume – informazioni e documentazione sull’impianto di depurazione in località Vallesanta.

Questo nuovo intervento degli investigatori del nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinati dal comandante provinciale colonnello Massimo Benassi, segue a pochi giorni di distanza le ispezioni fatte il 3 settembre in mare con motovedetta e subacquei della Finanza (clicca qui) e la notizia che il giorno prima, come pubblicato sui quotidiani locali (clicca qui e qui), uomini delle Fiamme gialle si erano presentati presso la sede Acam della Spezia per acquisire documentazione.

Questa notizia del blitz di oggi, trapelata da ambienti vicini all’amministrazione comunale, irrompe nella campagna elettorale che vede candidati a sindaco Luca Del Bello e Luigi Gino Lapucci, entrambi coinvolti nella loro qualità di passati amministratori comunali nella realizzazione dell’impianto di Vallesanta, assieme al sindaco uscente Ilario Agata, oggi candidato come consigliere regionale nelle liste del Pd.

Verso le elezioni / 5
Stupefacente, Agata!

controlli gdfGiovedì 3 settembre: la motovedetta della Guardia di finanza ispeziona con subacquei il tratto terminale dello scarico a mare del depuratore (a sinistra) e del Rio Gavazzo (a destra)

Sorprende che la Guardia di Finanza sollevi dubbi circa il funzionamento del depuratore (clicca qui e qui): dubbi che appaiono molto simili a quelli che pubblicamente denuncia da anni il Comitato Vallesanta. Così come sorprende che il pluricandidato Ilario Agata non sia stato informato che il suo mandato da sindaco (solo per l’ordinaria amministrazione, essendo in corso la campagna elettorale) scadrà fra una ventina di giorni. E’ perciò stupefacente la naturalezza, a mandato scaduto, con cui ripropone per l’ennesima volta il recupero del collegamento con Monterosso tramite l’ex galleria ferroviaria, spacciando il tutto come una geniale nuova idea di sviluppo del territorio (clicca qui).

Una vecchia idea più volte strumentalmente propagandata e tramontata per ovvie difficoltà tecniche e per gli enormi costi: si tratta infatti di una malandata galleria di circa 3 chilometri continui senza aperture, con estreme difficoltà di areazione, con nessuna illuminazione naturale e con difficoltà di superamento dell’interruzione causata dall’attuale linea ferroviaria in prossimità di Monterosso che, per ultimare il collegamento, richiederebbe la costruzione ex novo di un difficoltoso tratto di galleria.

Ma è forse ancora più stupefacente proporre il collegamento della rete fognaria di Monterosso al depuratore di Levanto, a cui è già collegata Bonassola, con il risultato di costituire Vallesanta come la cloaca massima della Riviera: un bel successo per il sindaco di Monterosso, contento e ben felice di convogliare e trasferire le acque luride e gli escrementi dei monterossini al di fuori del suo territorio e soprattutto al di fuori del mare di Monterosso.

E’ probabile che Agata, ormai concentrato sugli impegni che lo porteranno a essere protagonista della politica regionale, se non nazionale, non abbia cognizione dello stato e della condizione della rete fognaria del Comune di Levanto: i continui sversamenti di acque luride e escrementi nelle strade del centro cittadino e nelle zone periferiche nonché a cielo aperto nei corsi d’acqua (Ghiararo e suoi affluenti) sono sotto gli occhi e il naso di tutti i levantesi, che da anni pagano, con la bolletta dell’acqua potabile, i costi della depurazione.

E a proposito di trasparenza, Agata (candidato al consiglio della Regione Liguria, attuale sindaco oltre che ex presidente della “Levante Sviluppo”, ex assessore a tutto, comunque amministratore comunale da ben 15 anni), Del Bello (candidato civico alla carica di sindaco della lista sinistra-destra, attuale vicesindaco e assessore ai lavori pubblici/urbanistica, comunque amministratore comunale da 15 anni) e Lapucci (candidato civico di centrodestra alla carica di sindaco, ex vicesindaco e assessore all’ambiente e demanio per oltre 7 anni, di cui 5 nella giunta di centrosinistra Moggia e oltre 2 nella giunta di centrosinistra Agata, poi dimessosi senza alcuna pubblica giustificazione ma con dispiacere e super-elogi da parte del sindaco (clicca qui) ), ciascuno per l’importante ruolo ricoperto durante la costruzione e il controllo della gestione del depuratore, nonché responsabili del controllo della rete fognaria comunale, hanno il dovere di mettere in chiaro e rendere pubblici – almeno sul sito del Comune, ma anche sui propri siti elettorali – il reale costo del depuratore e il conto economico dell’intera opera, oltre a rendere pubblico il contenuto delle varie diffide trasmesse per conoscenza anche al Comune di Levanto dagli organi di controllo della Provincia circa i ripetuti malfunzionamenti del depuratore e la mancanza dei dispositivi per l’accertamento della qualità delle acque depurate e quali provvedimenti siano stati approntati: hanno venti giorni di campagna elettorale per dimostrare che per loro la trasparenza non è una favola da raccontare per acchiappare voti ma, da subito, una tangibile realtà.

Da ultimo, c’è da ricordare che Agata, Del Bello e Lapucci sono anche accomunati da un’altra cosa: tutt’e tre sono infatti stati raggiunti da “avviso della conclusione delle indagini preliminari” firmato dal sostituto procuratore della Repubblica della Spezia (clicca qui e qui). Un atto che, scriveva il Secolo XIX, “di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio”. Anche su questa vicenda è però calata una cortina di silenzio e adesso tutt’e tre si presentano al giudizio degli elettori, insieme ad altri tre componenti la giunta comunale di Levanto, anche loro “indagati” per l’identico presunto reato: Olivia Canzio (candidata civica Lista Del Bello, attuale assessore al bilancio, comunque amministratrice comunale da 15 anni), Alice Giudice (candidata civica Lista Del Bello, attuale assessore per i rapporti con le società partecipate e volontariato, comunque amministratrice comunale da 10 anni) e Paolo Lizza (candidato civico Lista Del Bello, attuale assessore al demanio e viabilità, comunque amministratore comunale da 15 anni).

Verso le elezioni / 4
Quella consuetudine
di non informare
del ri-candidato sindaco

palme 2 copiaLa tradizione ancora una volta è stata rispettata: lasciare i cittadini all’oscuro delle decisioni prese nelle stanze di piazza Cavour. L’ultimo esempio in ordine di tempo è la “riqualificazione” dell’ex giardino pubblico delle palme tra corso Italia e via Mazzini. Dal Secolo XIX (clicca qui) apprendiamo che a minare la salute delle alte palme al già terribile “punteruolo rosso” ora si sarebbe aggiunta anche la micidiale “paysandisia archon”. Così l’amministrazione comunale è corsa ai ripari facendo tagliare le palme e la siepe, oltre ad abbattere una parte del muretto di recinzione per  creare un nuovo accesso per disabili. Tutto questo lo si apprende dalle parole del sindaco Ilario Agata che, con dovizia di particolari, integra quello che un assessore-ombra già aveva illustrato sui social  nei giorni scorsi.

Con magnanimità il sindaco spiega di “capire i nostalgici” ma che è intenzione della sua amministrazione “dare nuova vita al parco” e che i lavori termineranno “tra venti giorni, al massimo un mese”. E conclude affermando che “abbiamo necessità di avere aree verdi e parchi sempre più inclusivi”.

Premesso che allora non si capisce perché al posto della prevista area verde negli ex orti Massola la sua amministrazione abbia deciso di farne un parcheggio, il punto è un altro: di tutte questi importanti interventi – opere edili di demolizione parziale del muro di cinta, pavimentazione, estirpazione siepi, abbattimento alberi ad alto fusto – non sembra esserci traccia sull’albo pretorio online del Comune di Levanto. E infatti non si riesce a prendere visione di:

1) autorizzazione edilizia e paesaggistica con relativi allegati tecnici;

2) autorizzazione all’abbattimento degli alberi;

3) progetto esecutivo dell’impianto della zona verde con relazione tecnico/dimensionale;

4) computo metrico e relativi costi del complesso delle opere.

Sarebbe davvero “trasparente”, oltre che obbligo di legge, informare compiutamente i cittadini prima dell’esecuzione delle opere. Anche perché giova ricordare che gli Alberi Monumentali della Liguria sono tutelati come patrimonio di particolare interesse naturalistico, ambientale e storico culturale dalla L.R. n. 4 del 22/01/1999 (art. 12) che ha recepito la norma nazionale (art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n.10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”) e che possono rientrare tra gli alberi monumentali “gli alberi ad alto fusto (vivi o morti; ndr) inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, giardini, orti botanici e residenze storiche private”.

Una consuetudine, questa di dimenticare di dare informazioni puntuali e tempestive ai cittadini attraverso i canali ufficiali, che ha accompagnato tutti i cinque anni dell’amministrazione Agata. E che ha buone possibilità di ripetersi anche nei prossimi cinque anni: da fonti a livello provinciale molto attendibili, risulta infatti che, nonostante tutti i suoi ripetuti dinieghi, il dottor Agata sarà di nuovo candidato alle prossime elezioni comunali che dovrebbero tenersi nel mese di ottobre. E una conferma sembrerebbe venire dall’infittirsi di presenzialismo mediatico del sindaco negli ultimi giorni.

E a proposito di mancanza di informazione: mentre con solerzia e con tanto di documentazione fotografica l’amministrazione comunale annuncia trionfalmente su internet e sulla stampa locale la pulizia di una strada o quella di una cunetta, che dire dei lavori in corso nei pressi dei giardini pubblici di piazza Staglieno, con una ditta che con grossi camion e sbuffi di vapore sta inserendo una tubatura bianca nei tombini dell’appena rifatta pavimentazione? “Rifasciano all’interno i tubi della fognatura vecchi”, qualcuno ha spiegato sempre sui social. Domanda banale: perché “vecchi”visto che erano appena stati posati tubi nuovi? Cos’è successo? Anche in questo caso i cittadini attendono spiegazioni.

03 collage

In aggiunta all’immancabile e annuale dragaggio dei fondali nei pressi della Pietra, poi possiamo sempre accontentarci del monte di sabbia del Po in attesa di essere distribuito sulle spiagge per il ripascimento. Ma dell’esito dei numerosi studi commissionati (e pagati con denaro pubblico) sull’insabbiamento del golfo non si è più avuto notizia.

05 sabbiaAspettiamo fiduciosi, incrociando le dita perché quest’estate il nostro mare venga almeno risparmiato dalle famigerate “alghe francesi” che – così si dice – lo starebbero minacciando.

Verso le elezioni / 3
Mare “insoddisfacente”
tra Levanto e Bonassola:
quella “inquietudine”
manifestata dai sindaci

Terza puntata del viaggio verso le Elezioni comunali 2020. Dopo avere dato notizia della denuncia penale e civile per presunta diffamazione promossa dal sindaco di Levanto a carico dei rappresentanti del Comitato Vallesanta; dopo esserci occupati di depuratore, di criteri di balneabilità, della normativa Bandiera Blu e di diffide emesse dalla Provincia; questa volta l’attenzione si sposta sulla “inquietudine” dei sindaci per le condizioni del mare.  Ricordando sempre che tutto quello che viene riportato è basato su documenti ufficiali: o pubblici, ricavati dai siti internet istituzionali, o forniti dai vari Enti, o in possesso di consiglieri comunali e/o di ex consiglieri, o da articoli di giornale

altan semplice

Duemila euro. A tanto ammonta la “somma presunta” che il Comune di Levanto ha destinato al suo avvocato utilizzando denaro pubblico. Cioè dei cittadini levantesi. Lo si legge nella determina n. 91 (clicca qui) conseguente alla delibera n. 128 della Giunta comunale del 19 luglio 2019 (clicca qui) in cui si dava mandato al sindaco, nella sua veste di legale rappresentante del Comune di Levanto, “ad intraprendere tutte le iniziative utili a tutela della dignità dell’immagine e del decoro dell’Ente”. Cioè contro i soli rappresentanti del Comitato Vallesanta, che così pagheranno due volte: prima per essere denunciati, essendo loro stessi contribuenti del Comune, e poi di tasca loro per difendersi.

Comunque, dopo le già citate analisi effettuate dall’Arpal il 17 luglio (6.600 escherichia coli registrati contro il limite massimo di 500 per la balneabilità fissato dalla legge), il 1° agosto 2019, la stessa Arpal scriveva a Provincia e ai Comuni di Levanto e Bonassola che “in data 18 luglio personale Arpal ha effettuato un campionamento istantaneo allo scarico nel punto definito dal Capo Impianto “telescopica lato Levanto”, a seguito della richiesta di accertamenti da parte del Comune di Levanto, per la rilevata rottura della tubazione dello scarico a mare”.

Il testo dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure aggiungeva però che “(…) si è riscontrata l’impossibilità di effettuare un campionamento pienamente rappresentativo, essendo stata segnalata dal Responsabile Impianti, successivamente al campionamento, l’attuale presenza di un altro punto, eventualmente da campionare, definito “telescopica lato Bonassola”, anch’esso all’interno dell’impianto”.  E così veniva aggiunto: I titoli autorizzativi non menzionano alcunché in merito a quanto sopra riportato”. (…)

Non è ancora tutto. Infatti Arpal così proseguiva: “(…) si è proceduto ad analizzare il valore di portata nella data e nel momento del campionamento, realizzando che allora anche la seconda linea poteva essere attiva. L’indicatore di portata oraria, che, di norma, consente la definizione ponderale del refluo da sottoporre ad analisi, è risultato essere unico, e non in grado di quantificare la porzione di refluo transitante in ognuna delle “telescopiche”.

Infine, l’Arpal segnalava alla Provincia “la necessità di diffidare la Società a presentare con urgenza, o comunque in tempi rapidi e certi, una proposta di campionamento ufficiale, che comprenda una adeguata miscelazione dei reflui di entrambe le linee (…)”.

Tralasciando (per ora) altri documenti, ne riportiamo ancora uno significativo, recente di quattro mesi fa. Il 22 ottobre 2019, con il Comitato Vallesanta già denunciato sia in sede penale che civile, a scrivere era il direttore dell’ATO (Ambito Territoriale Ottimale: vedi nota in basso *) Est della Provincia della Spezia. L’oggetto della comunicazione inviata all’Arpal era: “Segnalazione condizione delle acque marine nello spazio acqueo prospiciente gli abitati di Levanto e Bonassola”. Vi si leggeva che dallo studio legale a cui si era rivolto il Comune di Bonassola e da “analoga segnalazione pervenuta per le vie brevi (per telefono, cioè; ndr) da parte del Comune di Levanto” era stata segnalata una “insoddisfacente condizione delle acque marine nel tratto di mare compreso tra gli abitati di Levanto e Bonassola, con particolare riferimento alla presenza di schiume affioranti in diversi punti del litorale, in particolare nel tratti meno esposti alla corrente marina”.

Considerato che “questi affioramenti hanno provocato inquietudine nella popolazione, di cui i Sindaci dei Comuni interessati si sono fatti interpreti, l’Ente decideva di conferire un incarico ad Arpal “allo scopo di conoscere la natura e le caratteristiche di tali schiume” al fine di “definire ed attuare gli eventuali interventi a tutela della salute delle persone e dell’ambiente marino”. E concludeva confidando “nello spirito di collaborazione tra Pubbliche Istituzioni al fine di poter realizzare un’indagine molto attesa da parte delle Amministrazioni Comunali interessate, e fatta propria da parte della Provincia della Spezia in veste di Ente di Governo d’Ambito del Servizio Idrico Integrato”.

In attesa di conoscere gli esiti di questa indagine, il Comitato Vallesanta prende atto che anche il Comune di Levanto si era preoccupato della “insoddisfacente condizione delle acque marine” e che il sindaco I.A. si era fatto ufficialmente (seppure per le vie brevi) “interprete” di una “inquietudine” certamente condivisibile, ancorché tardiva: peccato che nel frattempo avesse pensato bene di denunciare i rappresentanti del Comitato. E, soprattutto, che si ostinasse a non produrre alcuna documentazione neppure in sede di mediazione presso il tribunale della Spezia.

E così si continua a spendere denaro pubblico per indagini, aggiustamenti e riparazioni di opere pubbliche, studi e progetti: come, ad esempio, il fallito tentativo dell’agognato e irrealizzato campus scolastico. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

(*) La normativa individua negli ATO strutture che superino la dimensione comunale di gestione, e demanda ad essi l’elaborazione del Piano d’ambito, lo strumento attraverso il quale vengono definiti:

  • gli obiettivi di miglioramento del servizio idrico per il raggiungimento di  standard di qualità con livelli minimi del servizio;
  • gli investimenti occorrenti al loro raggiungimento;
  • l’ottimizzazione del sistema tariffario, con copertura dei costi e metodologie premianti l’efficienza e la qualità del servizio;
  • le politiche di gestione relative al risparmio, al riuso e alla destinazione di risorse più pregiate per gli usi potabili.

3^ puntata (continua)

 

Verso le elezioni /2
Legambiente e Comitato
per la difesa del mare
di Levanto e di Bonassola

Seconda puntata del viaggio verso le Elezioni comunali 2020. Dopo avere dato notizia della denuncia penale e civile per presunta diffamazione promossa dal sindaco di Levanto a carico dei rappresentanti del Comitato Vallesanta, questa volta ci occupiamo ancora di depuratore, di criteri di balneabilità, della normativa Bandiera Blu e di diffide emesse dalla Provincia. Ricordando che tutto quello che viene riportato è basato su documenti ufficiali: o pubblici, ricavati dai siti internet istituzionali, o forniti dai vari Enti, o in possesso di consiglieri comunali e/o di ex consiglieri, o da articoli di giornale

golfi

L’azione di salvaguardia dell’ambiente marino coordinata tra Legambiente La Spezia e le associazioni e i comitati ambientalisti della provincia, di cui il Comitato Vallesanta fa parte, dopo l’appello per la difesa dell’isola Palmaria (clicca qui) ora sposta l’attenzione anche sul mare di Levanto e di Bonassola. Da anni il golfo di Levanto è infatti interessato da un progressivo insabbiamento che, nonostante annunciati studi affidati a enti diversi ma di cui sono sconosciuti gli esiti, avanza incontrastato senza nessuna azione concretamente efficace di contenimento del fenomeno. Al quale si aggiunge un continuo ripascimento dell’arenile con accumuli di “sabbia del fiume Po”, trasportata per centinaia di chilometri con autotreni.

Per conoscere il reale stato di salute del golfo di Levanto, vista la ritrosia dell’amministrazione comunale a pubblicare i dati sulla condizione dell’acqua marina, che per legge dovrebbero invece essere resi pubblici – lo prevedono l’articolo 14 e 15 del Decreto legislativo n. 116 del 30 maggio 2008 (clicca qui) e lo stesso disciplinare della Bandiera Blu (clicca qui) – Comitato Vallesanta e Legambiente La Spezia hanno intrapreso un’azione per reperire la documentazione interpellando direttamente Enti diversi. Un primo riscontro c’è stato grazie alla collaborazione dell’amministrazione comunale di Bonassola che, in seguito all’istanza trasmessa in data 19 ottobre e firmata appunto dal Comitato stesso e da Legambiente La Spezia (clicca qui), ha messo a disposizione documenti rilasciati da diversi Enti. E a un primo sommario esame emergono dati interessanti sullo stato dell’impianto di depurazione intercomunale di Levanto e Bonassola.

Nella “Relazione sui processi depurativi” allegata al progetto del depuratore si legge che “un impianto di nuova ed avanzata concezione depurerà le acque fino ad ottenere un refluo di altissima qualità. E questo fu ripetuto nel comunicato che annunciava l’inaugurazione e l’apertura (il 27 giugno 2016) dell’impianto dopo la fase di collaudo. Nello stesso comunicato si legge che “la priorità è preservare l’ambiente marino anche attraverso l’alta qualità dell’effluente a seguito della depurazione così come la tutela della balneazione e l’utilizzo dell’acqua depurata per uso irriguo”. Cioè un liquido talmente pulito da poter fare con tutta tranquillità il bagno in mare, nonché usarlo per innaffiare i fiori e l’orto.

Al contrario, il 18 luglio 2019 l’ente gestore comunicava però ai sindaci di Levanto e di Bonassola che “(…) è bene considerare che, nel punto di emissione dell’effluente non potrà mai esserci compatibilità con i criteri di balneabilità stabiliti per legge, nonostante che per il potere depurante dell’acqua marina il decadimento batterico avvenga molto rapidamente”. Con buona pace del refluo di altissima qualità.

I citati “criteri di balneabilità” sono stabiliti dalla legge (allegato 1 del già citato Dlgs n. 116/2008: clicca qui) in 250 escherichia coli (coliformi fecali) per 100 ml di acqua perché la classificazione sia “eccellente”, o con il limite di 500 perché la classificazione sia “sufficiente” o “buona”. Il disciplinare della Bandiera Blu stabilisce un valore massimo di 250 escherichia coli per una qualità “ottimale”. A questo proposito va ricordato che le analisi effettuate dall’Arpal il giorno 17 luglio davanti alla cosiddetta “spiaggia dei cani”, in corrispondenza della falla nella tubazione di scarico sottomarina, rilevavano invece la presenza di ben 6.600 escherichia coli (coliformi fecali), cioè oltre 13 volte il limite di legge.

Malfunzionamenti dell’impianto di Vallesanta erano però già stati oggetto nel corso del 2018 di due diffide inoltrate all’ente gestore da parte della Provincia.

La prima diffida è riferita nella determina della Provincia n. 969 dell’8 giugno 2018, dove si legge che, in seguito ad “accertamenti espletati congiuntamente a personale dell’Ufficio Locamare di Levanto della Capitaneria di Porto”, era stata verificata “in più occasioni l’attivazione del dispositivo di emergenza ubicato nell’impianto di Vallesanta a valle della fase di stacciatura, senza che siano stati avvisati gli Enti Preposti”: l’ente gestore veniva così diffidato per futuri casi analoghi “a comunicare immediatamente (entro 24 ore) alla Provincia, all’Arpal e all’Asl l’attivazione dei dispositivi di emergenza”.

La seconda diffida è invece riferita nella determina della Provincia n. 1286 del 27 settembre 2018. E in questa si legge che “Arpal ha informato (gli enti preposti; ndr) che, nell’ambito di accertamenti espletati congiuntamente a personale della Guardia di Finanza-Sez.Op. Navale della Spezia, Asl 5 spezzino S.C.P.S.A.L. e Comando Provinciale Vigili del Fuoco” era stato rilevato che “dal 18.10.2017 la Società Acam, gestore dell’impianto, ha allontanato i fanghi prodotti dal processo depurativo provvedendo a reidratare i fanghi disidratati per allontanarli mediante auto-spurgo/canal jet. Questa modalità oltre a non essere prevista dal titolo autorizzativo, può aver generato le non tollerabili emissioni segnalate da numerosi esposti (…)”.  La determina della Provincia concludeva con la diffida “ad Acam Acque spa a ripristinare (…) le modalità di smaltimento come prescritto nell’autorizzazione (…)”.

2^ puntata (continua)

 

Verso le elezioni / 1
Denunciato il Comitato:
il caso depuratore
finisce in tribunale

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Il sindaco di Levanto l’aveva annunciato prima in consiglio comunale, poi attraverso comunicati e anche sui giornali. E così, nei primi giorni di novembre è stata notificata la citazione in tribunale del Comitato Vallesanta e dei suoi rappresentanti Giacomo Campodonico e Paolo Bertolotto per presunta diffamazione del Comune di Levanto attraverso l’articolo pubblicato sul proprio sito il 18 luglio scorso e aver provocato un conseguente presunto danno di immagine.

Un fatto grave, perché a memoria non si ricorda nella recente storia di Levanto che per affrontare questioni di critica e di cronaca su fatti di pubblico interesse si sia ricorsi a sentenze del tribunale.

La vicenda ha preso avvio a metà dello scorso mese di luglio, quando si sono verificate criticità nello scarico a mare antistante la cosiddetta “spiaggia dei cani” e nel funzionamento del depuratore. Per diritto/dovere di critica e di cronaca il Comitato Vallesanta e numerosi cittadini commentarono sul web l’accaduto. A quel punto il sindaco I.A. minacciò denunce (clicca qui e qui).

I fatti. A seguito della rottura e di perdite della condotta sottomarina, il 17 luglio il sindaco di Bonassola, competente per territorio, firmava un’ordinanza di divieto di balneazione cautelativo (clicca qui). Analisi effettuate nello stesso giorno dall’Arpal davanti alla “spiaggia dei cani” registravano un’alta presenza di escherichia coli (coliformi fecali): 6.600 per 100 ml di acqua, contro il limite massimo di 500 previsto dalla legge (clicca qui). Il 18 luglio il Comitato pubblicava sul proprio sito internet un articolo con video e foto sul liquido marrone che fuoriusciva dalla rottura del tubo di scarico del depuratore (clicca qui). Scarico che, va ancora ricordato, è situato nel territorio comunale di Bonassola: nell’articolo in questione, infatti, non venivano mai citati Levanto, né il suo golfo, né tanto meno il Comune.

Nonostante questo, il 19 luglio il sindaco e la giunta comunale di Levanto emettevano una delibera mirata a perseguire chiunque avesse leso l’immagine del Comune di Levanto (clicca qui), a cui fece seguito il 29 luglio una seduta del Consiglio comunale in cui il sindaco I.A. avrebbe dovuto informare sulla condizione di efficienza del depuratore. Nulla però disse in merito a tutto questo: nell’occasione le informazioni erano riferite soltanto al mandato per citare in giudizio chicchessia (cioè, a caso: il Comitato Vallesanta), ottenendo l’appoggio della minoranza/opposizione (clicca qui).

Il 12 agosto il sindaco I.A. si recava presso la Stazione dei Carabinieri di Levanto per sporgere querela nei confronti dei rappresentanti del Comitato Vallesanta  per i reati di “diffamazione aggravata” e di “pubblicazione di notizie false” nell’articolo del 18 luglio. E Il 10 settembre depositava all’ “Organismo di mediazione” presso il Tribunale di La Spezia la richiesta di mediazione con l’intenzione di agire “(…) per il risarcimento del danno patrimoniale ex art. 2059 c.c. derivante dalla lesione dei diritti della personalità dell’ente pubblico, nella specie diritto all’immagine, cagionata dalla condotta diffamatoria a mezzo Web tenuta dal Comitato Vallesanta e dai suoi rappresentati, (…) pubblicazione del 18.07.2019”.

Il 21 agosto, il sindaco di Bonassola, considerata una situazione non soddisfacente (…) delle condizioni delle acque di balneazione”, con delibera della Giunta comunale n. 87 ad oggetto “Eventi di Inquinamento Marino. Determinazioni”, decideva di “(…) provvedere (…) ad attivare le azioni volte ad individuare le cause e l’entità dei rilevati inconvenienti, (…) nonché le iniziative da assumere per far fronte all’inquinamento del mare causato dallo scarico del depuratore ed altri analoghi inconvenienti (…)”. (clicca qui)

Si è arrivati così all’incontro in camera di mediazione, in cui il Comitato Vallesanta ha reagito chiedendo i danni per l’illegittima citazione (risarcimento del danno da abuso del diritto, articolo 2043 del Codice civile).

Tra il 15 novembre e il 23 gennaio, presso il Tribunale della Spezia, si sono svolte quattro udienze, di cui due senza la presenza del sindaco, impossibilitato per sopraggiunti e inderogabili  “impegni istituzionali”. Per risolvere il contenzioso in corso di mediazione, il sindaco del Comune di Levanto richiedeva un comunicato con scuse e contenuti giudicati irricevibili dal Comitato, il quale ha ritenuto che non fossero dimostrate né la presunta diffamazione né la perfetta efficienza del depuratore nel giorno 17 luglio. E alla richiesta da parte del Comitato di produrre in udienza la documentazione sul regolare funzionamento dell’impianto di depurazione nel suddetto giorno, il sindaco ha opposto un secco rifiuto. Così il tentativo di mediazione si è chiuso il 23 gennaio “con verbale negativo per mancato accordo fra le parti”.

1^ puntata (continua)

Depuratore e avvocati:
sindaci, vogliamo sapere!

Dopo le vicende relative al malfunzionamento del depuratore intercomunale di Vallesanta della scorsa estate e dopo i differenti atteggiamenti “legali” assunti dalle due Giunte comunali di Bonassola e di Levanto, Comitato Vallesanta e Legambiente La Spezia hanno inviato questa lettera ai due sindaci Giorgio Bernardin e Ilario Agata

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Al Sig. Sindaco Giorgio Bernardin, Comune di Bonassola

Al Sig. Sindaco Ilario Agata, Comune di Levanto

 

Oggetto: istanza ai sensi dell’art. 5 del D.L.G.S. n. 33/2013 riguardante il depuratore intercomunale di Levanto-Bonassola

 

I sottoscritti Paolo Bertolotto e Giacomo Campodonico nella qualità di rappresentanti del “Comitato Vallesanta”, e  Stefano Sarti nella qualità di rappresentante di “Legambiente – La Spezia”,

PREMESSO

che fin dalla sua attivazione nel 2016 il depuratore intercomunale di Levanto-Bonassola ha evidenziato gravi difetti di funzionamento con ripetuti disservizi che causano evidenti situazioni di inquinamento delle acque marine di balneazione in prossimità della costa;

che, in particolare, spesso si manifesta, nei golfi di Levanto e Bonassola, la presenza di estese macchie di schiuma, non presenti prima dell’attivazione del depuratore;

CONSIDERATO

che a quanto risulta – a seguito di clamorosi episodi di disservizio avvenuti alla metà di luglio e a inizio di settembre, con estesi tratti di colorazione marrone delle acque della baia di Bonassola – dopo avere emesso ordinanza di divieto di balneazione n. 25 in data 17 luglio, il Comune di Bonassola con la delibera della Giunta Comunale n. 87 e la determina n. 13 in data 21 agosto ha conferito a un professionista, l’avvocato Giovanni Bormioli del foro di Genova, l’incarico di assistenza legale, per un costo complessivo di oltre 1.900 euro, finalizzata a individuare i possibili strumenti giuridici utilizzabili, nonché le iniziative da assumere per far fronte al presunto inquinamento del mare causato dal depuratore;

che la situazione che ha determinato il conferimento dell’incarico presenta aspetti di particolare gravità, anche per la compromissione delle presunte condizioni di salubrità delle acque;

che le Associazioni istanti hanno come scopo la tutela dell’integrità dell’ambiente e della salute dei cittadini;

che l’art. 5 del D.L.G.S. n. 33/2013 conferisce a tutti i soggetti dell’ordinamento il diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle Pubbliche Amministrazioni al fine di controllare il perseguimento delle funzioni istituzionali e l’utilizzo delle risorse pubbliche da parte delle amministrazioni competenti;

RILEVATO

che a distanza di quasi due mesi non si ha notizia di alcuna iniziativa del professionista incaricato dal Comune di Bonassola e tanto meno di alcun risultato della sua opera;

 CHIEDONO AL COMUNE DI BONASSOLA

di accedere, tramite rilascio di copia, ai seguenti atti:

  • atti compiuti dal predetto professionista nell’adempimento dell’incarico;
  • fattura emessa dall’avvocato Giovanni Bormioli del foro di Genova a fronte dell’incarico conferito.

CHIEDONO ALTRESI’

di comunicare tutti i dati e i documenti relativi agli effetti operativi e di concreta tutela ambientale dell’incarico conferito all’avvocato Giovanni Bormioli.

RILEVATO POI

che in data 19 luglio 2019 il Comune di Levanto con delibera della Giunta Comunale n. 128 autorizzava il Sindaco alla nomina di un legale cui affidare l’incarico di tutelare “la dignità, l’immagine e il decoro” dell’Ente;

che della determinazione n. 91 –  Settore I – pubblicazione n. 1533 del 10 ottobre 2019, avente per oggetto “Tutela dell’immagine del Comune di Levanto – Conferimento di incarico legale per la promozione di azioni a tutela dell’Ente” non è stato pubblicato né allegato alla citata pubblicazione all’albo pretorio on-line il documento attestante il contenuto della determinazione,

CHIEDONO AL COMUNE DI LEVANTO

la pubblicazione completa all’albo pretorio on-line della citata determinazione n. 91 – Settore I, a pena di nullità della stessa.

Levanto, 19 ottobre 2019

COMITATO VALLESANTA – LEGAMBIENTE  La Spezia

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